ChatGPT è la fine dei web writer?

chatbot e web writer: che futuro?Tutti parlano di ChatGPT, il nuovo chatbot basato sulla AI e sul machine learning sviluppato dall’organizzazione OpenAI.

Lo strumento è specializzato nelle conversazioni con gli utenti umani e fa davvero un ottimo lavoro. L’ho infatti provato anch’io e i risultati mi hanno stupito: i testi sono piuttosto lunghi, sono pertinenti in relazione alle keyword o alle domande che ho digitato e sono scritti in un linguaggio naturale.

Veniamo al dunque: ChatGPT ha reso obsoleti i web writer? Chi fa questo lavoro se lo chiede, perché il chatbot sviluppato da OpenAI è davvero versatile: può essere usato per tanti scopi diversi, tra cui anche la creazione di contenuti. Nello specifico, può essere adoperato anche per creare i post destinati ai social media o gli articoli da pubblicare sui blog aziendali.

Dunque, questo chatbot farà cambiare mestiere ai content creator? La risposta è no. O meglio: non a tutti. Mi spiego meglio. Dai test che ho fatto, è evidente che lo strumento può creare degli ottimi contenuti di primo livello, quelli che troveresti su un’enciclopedia o su Wikipedia. Tali scritti sono eccellenti per dare delle informazioni di base, ma sono insufficienti per fornire al proprio pubblico dei contenuti realmente approfonditi, cioè di effettivo valore pratico. Inoltre, al chatbot mancano il tocco personale, il tone of voice, i tic di scrittura che rendono unico lo scrittore umano. 

Insomma: siamo lontani dal livello di profondità che può garantire uno specialista. Siamo cioè lontani dalla visione pluridisciplinare che possiede un professionista di lungo corso. E dal calore con cui può esprimere la propria expertise. Per la serie: un giorno l’AI scriverà al posto dell’uomo e sarà persino capace di fare ottime consulenze, ma quel giorno non è oggi.

Lo strumento stesso è consapevole dei propri limiti. Gli ho infatti chiesto: “ChatGPT sostituirà i web writer?”. Ed ecco la sua risposta, che tra l’altro non è nemmeno banale:

I chatbot e le altre tecnologie basate sull’intelligenza artificiale hanno il potenziale per automatizzare alcuni compiti che in precedenza erano svolti dall’uomo, come la scrittura di contenuti per i siti web. Tuttavia, è importante notare che queste tecnologie non sono perfette e potrebbero non essere in grado di sostituire completamente gli scrittori umani.

Uno dei principali vantaggi dell’uso di uno strumento alimentato dall’intelligenza artificiale, come ChatGPT, è la sua capacità di generare rapidamente grandi quantità di testo di alta qualità. Questo può essere utile per alcune attività, come la creazione di descrizioni di prodotti o la creazione di contenuti per i siti web. Ad ogni modo, un modello di intelligenza artificiale come ChatGPT richiede comunque la supervisione e la curatela umana, per garantire che i contenuti siano accurati e appropriati.

Inoltre, la scrittura è un lavoro creativo, con molte sfumature e differenti contesti da trasmettere. Un autore umano mette a disposizione la propria esperienza di vita, la propria cultura, la propria formazione e la propria prospettiva personale, che possono essere importanti per una marca e per il suo pubblico. Per il momento, quindi, si può affermare che ChatGPT e gli altri strumenti di scrittura che sono basati sull’intelligenza artificiale vengono adoperati al meglio come strumento per aiutare gli scrittori umani, ma non per sostituirli.

E bravo ChatGPT, sono perfettamente d’accordo con te! Il punto è proprio questo: nella scrittura, l’intelligenza artificiale non è ancora in grado di sostituire l’uomo in ogni aspetto. Prendiamo per esempio la mia attività di consulente di marketing e comunicazione: un chatbot potrebbe sostituirmi? Potrebbe mai fare una consulenza di marketing strategico o di marketing operativo a un mio cliente? Potrebbe condensare in un testo di poche righe o in una manciata di consigli oltre 25 anni di esperienze professionali? Potrebbe fare una consulenza complessa a voce? No, non può. Magari un giorno ci potrà riuscire, ma non oggi.

C’è però un’eccezione in questo discorso. Se è vero che chi sa creare valore può stare tranquillo e continuare a lavorare, chi non sa creare valore deve preoccuparsi. Cioè: se sei un semplice articolista, uno che scrive contenuti basici, senza alcun valore aggiunto e senza la capacità di andare a fondo nelle cose, ChatGPT è per te un concorrente temibile. Lo è già oggi. In effetti, se non hai la capacità né l’esperienza per fare un lavoro complesso, i chatbot ti possono sostituire senza rimpianti già ora. Leggi la risposta che ha dato il chatbot alla mia domanda: forse tu scrivi peggio di lui.

In altre parole: ti devi preoccupare solo se sei un banale articolista o se offri al mercato competenze di basso livello. Se invece sei un professionista che affronta e risolve complessità, avrai ancora chi richiede le tue consulenze.

D’altro canto, è sempre così: ogni rivoluzione tecnologica spazza via prima di tutto la manovalanza di base, che è la più indifesa. È giusto? È sbagliato? Non sono qui a fare considerazioni etico morali, ma a parlare dei fatti. Che tu sia un libero professionista o un’azienda, se offri al mercato delle commodity hai un problema. Le rivoluzioni tecnologiche in questo discorso c’entrano poco: sei già adesso sostituibile da chiunque, soprattutto se costa meno di te. Succede perché, purtroppo, non hai un vantaggio competitivo che ti differenzia dai concorrenti.

E tu come la vedi? Sei un content creator? Vedi in ChatGPT un concorrente oppure non sei preoccupato? Lo percepisci invece come un valido strumento per creare ottimi contenuti in modo più veloce? Lascia la tua opinione qui sotto!

 

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chatgpt ha ucciso i content creator?Questo post che da’ risposta al quesito se ChatGPT sostituirà i content creator è stato scritto da Alessandro Scuratti, content marketing specialist e business blogger.
Da oltre 20 anni mi occupo di comunicazione per le aziende, come business writer e come content marketer. Dal 2011, gestisco questo mio blog, che raccoglie migliaia di visite ogni giorno. Sono anche l’autore di Scrivere per il web 2.0.
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