Una domanda a cui è sempre interessante cercare di dare una risposta: quale CTR comportano le prime posizioni organiche nelle SERP di Google? Stavolta, a rispondere è una ricerca di CatalystSEM pubblicata su SeoMoz. Nello studio, sono state analizzate circa 17.500 query. I risultati sono riportati nell’immagine qui a destra.
Prima di essere massacrato dagli esperti di digital marketing o di SEO, ci tengo a precisare una cosa. 😀 Non sono tantissime le indagini sul CTR delle query nelle SERP dei motori di ricerca. Più o meno tutte si prestano a critiche per la metodologia con cui sono state condotte. Probabilmente, anche in questo caso non ci troviamo di fronte alla miglior ricerca possibile. Ma è comunque interessante valutarne i risultati, perché possono dare qualche spunto di riflessione su cui discutere.
Un’altra cosa importante, che è indispensabile specificare, altrimenti non si riesce a leggere correttamente la grafica sopra. Se si sommano i valori delle dieci posizioni organiche, si arriva al 48%. E il restante 52%?!? Come si vede bene nell’immagine a destra, la ricerca ipotizza che il restante 52% degli utenti web faccia clic sugli annunci a pagamento oppure abbandoni la ricerca – perché non trova interessanti i risultati in SERP – e riprova con un’altra query.
Oppure gli utenti web non fanno clic perché desumono la risposta semplicemente guardando le SERP, senza cioè dover cliccare alcun risultato. O anche succede che l’utente passi alla seconda SERP o addirittura abbandoni Google!
L’indagine prosegue facendo poi un paragone tra il CTR delle keyword “branded” e di quelle “non branded”. Un po’ a sorpresa, si scopre che il CTR è più alto nel secondo caso. Forse perché nelle SERP delle keyword “branded” ci sono annunci a pagamento in alto, che spingono verso la parte bassa della SERP, riducendone così le dimensioni, la porzione di spazio dedicata alla ricerca organica.
Altro tema che la ricerca ha affrontato: la lunghezza della keyword influenza il CTR? Qui non c’è alcuna sorpresa: più la keyword è lunga, più alto è il suo CTR nelle SERP di Google. Questo dato è comprensibile, perché le parole chiave più lunghe sfruttano maggiormente la coda lunga.
Ovviamente, questi dati hanno un risvolto nel campo del business, perché la loro conoscenza permette alle aziende di prendere decisioni nell’ambito del content marketing che siano più consapevoli e – si spera! – più impattanti sul ROI. 🙂 Innanzitutto, studiare il CTR nelle SERP di Google aiuta a prevedere quanta visibilità si potrà avere su una singola keyword. Ma poi si possono fare anche un sacco di considerazioni legate all’inbound marketing.
E tu, che ne pensi di questo studio sul CTR nelle SERP organiche di Google? Le sue conclusioni ti sembrano verosimili? Oppure i risultati si allontanano da quella che è la tua esperienza quotidiana? Più in generale, lascia un commento qui sotto e condividi con noi i link alle ricerche di questo tipo che conosci e che sai che sono piuttosto autorevoli!