Poison words: ma esistono davvero?!?

poison wordsChe cosa sono le poison words? Ecco, questo è uno di quegli argomenti che sono poco trattati sul web. In effetti, le risorse al riguardo sono davvero pochissime e piuttosto datate. Questo mi ha dato l’impulso per fare una ricerca, che mi ha portato a concludere che le poison words… non esistono!  🙂

Prima di tutto, però, iniziamo con il definire che cosa sono le poison words. Dopo aver dato la loro definizione, ci occuperemo di capire meglio che in che contesto se ne parla e che tipo di ripercussione si crede che possano avere sulla SEO.

 

Che cosa sono le poison words?

Sulla loro definizione, il materiale online è abbastanza concorde: si tratta di quelle parole o frasi che possono influenzare negativamente l’opinione che Google e, più in generale, i motori di ricerca possono farsi di un sito web. In sostanza: le poison words potrebbero spingere i motori a penalizzare il sito che le usa. Gli effetti più deleteri si avrebbero inserendole nei tag title, nei tag description e negli URL.

I problemi sarebbero particolarmente gravi quando si usano le poison words negli annunci pubblicitari di Google AdWords. Il loro uso sarebbe sconsigliato anche nelle campagne di direct e-mail marketing. Altrimenti, i messaggi pubblicitari rischierebbero di finire nella posta indesiderata, soprattutto quando queste “parole velenose” sono presenti nell’oggetto dell’e-mail.

Proprio come per le stop words, non esiste un elenco certo di poison words. Per nessuna lingua. Di più: l’argomento è così poco studiato che, se digiti poison words su Google.it, noterai che la maggior parte dei risultati si riferiscono a una band polacca che suona progressive metal e che porta proprio quel nome.

I rari elenchi di poison words presenti sul web danno indicazioni soprattutto per la lingua inglese. Si tratta comunque di liste pubblicate molti anni fa. Inoltre, come detto, non c’è alcuna garanzia né sulla loro completezza né sulla loro affidabilità. Trovi un elenco di poison words in inglese seguendo questo link.

Tutti queste osservazioni mi hanno fatto sorgere forti dubbi sull’esistenza delle poison words. Forse esse sono un’eredità culturale del web di fine anni ’90, quando la SEO non era certo quella che conosciamo oggi e molti ottimizzavano le pagine web infarcendo il tag keywords di qualsiasi porcheria che attirasse traffico web. Forse il concetto di poison words affonda le sue radici proprio nelle pratiche di keyword stuffing di allora.

Forse le poison words hanno davvero rilevanza solo nel web marketing: pensiamo ai casi già citati di Google AdWords e delle campagne di direct e-mail marketing. Da lì, qualcuno potrebbe averne erroneamente esteso il raggio d’azione a tutto il resto.

Oppure le poison words esistono davvero, ma vanno intese in un altro senso. Cioè: poison word è qualsiasi parola che non sia strettamente in tema con i contenuti creati e con il sito web in cui essi sono pubblicati. Se è così, usare presunte parole velenose in contesti pertinenti non causerebbe penalizzazioni. Mi spiego con un esempio. Ammesso che la parola cocaine sia una poison word e che la sua traduzione lo sia anche in italiano, non dovrebbero esserci problemi se un medico scrive un articolo sugli effetti dannosi della cocaina e lo pubblica in un sito che parla dei danni da abuso di droghe. Questo perché Google dovrebbe essere in grado di capire il contesto in cui la presunta parola si trova.

Pertanto, il consiglio di non usare mai le poison words potrebbe essere riformulato così: evita le keyword fuori contesto, altrimenti possono diventare parole dannose per il contenuto. In effetti, scrivere contenuti zeppi di parole poco rilevanti o addirittura non pertinenti ai temi trattati significa infarcirli di veleno. Un esempio. Se il tag title di questo post fosse “Ehi amici, chi tra voi mi da’ una mano a capire che roba sono le poison words?”, sarebbe pieno di parole inutili e la keyword primaria, posion words, sarebbe relegata in una posizione poco efficace.

Insomma: tranne che in casi molto particolari – AdWords e le campagne DEM –, non credo che abbia senso parlare di poison words. O almeno: non credo che esistano parole che, per il solo fatto di essere usate, comportino una penalizzazione sui motori di ricerca.

Queste sono però le mie conclusioni. Se chi ne sa di più dovesse leggere questo post, per favore, condivida le informazioni che conosce. Le poison words sono davvero qualcosa di cui preoccuparsi? Se sì, quali sono quelle assolutamente da evitare nella lingua italiana?

 

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che cosa sono le poison wordsQuesto post su che cosa sono le poison words e sulle loro risercussioni in fatto di SEO è stato scritto da Alessandro Scuratti, content specialist e business blogger.
Da oltre 20 anni mi occupo di comunicazione per le aziende, come business writer e come content creator. Dal 2011, gestisco questo mio blog personale, visitato da migliaia di persone ogni giorno. Sono anche l’autore del libro “Scrivere per il web 2.0”.
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