Intervista a Nicola Bianconcini, fondatore di Kedos

Nicola BianconciniNel mio lavoro di business writer mi è capitato talvolta di occuparmi della redazione di documenti tecnico amministrativi, come per esempio quelli richiesti dalle gare d’appalto. Perciò so bene quanta carta si possa produrre in un’azienda. E so com’è difficoltoso gestire grandi quantità di documenti stampati o fotocopiati.

Nicola Bianconcini è un ingegnere e imprenditore che è riuscito in quella che per me è un’autentica magia: far sparire la carta dalle aziende. In effetti, la società di Nicola, Kedos, ha progettato e realizzato una tecnologia che rende obsoleto l’uso della carta nella imprese. Parliamo di aziende di qualsiasi dimensione, e che operano in qualunque settore.

Questo sistema innovativo si chiama KeFirma e si basa sull’acquisizione della firma grafometrica di chi sigla un documento. Nel termine “documento” possono rientrare diversi tipi di carte: i contratti, i moduli per i consensi informati, le bolle di consegna, i rapporti tecnici e così via.

Nella chiacchierata che ho avuto il piacere di fare con lui, Nicola ci spiegherà come ciò avvenga e perché il suo servizio faccia risparmiare tempo e denaro alle aziende.

Non gli rubo oltre la scena: andiamo a sentire direttamente dalle parole del fondatore di Kedos quali sono i vantaggi che ricavano le società che scelgono di dematerializzare la carta con KeFirma.

 

Ciao Nicola e grazie della tua disponibilità. Partirei da qui: ti va di raccontarci qualcosa di te? Per esempio, qual è la tua formazione?
Ciao Alessandro, intanto grazie a te per la pazienza. La mia formazione è divisa tra quella scolastica e quella sportiva; in quella scolastica ho preso il diploma di maturità classica al Liceo “Gian Domenico Romagnosi” di Parma, per poi conseguire la Laurea in Ingegneria Elettronica – indirizzo Microelettronica – all’Università di Parma. Oggi si chiamerebbe Laurea Magistrale. Altrettanto formativa è stata l’esperienza vissuta nella mia squadra di club, la Rugby Parma, nella quale ho militato in tutte le categorie, dai “pulcini” (under 11) fino alla squadra Seniores.

 

Sei il fondatore di Kedos. Di che cosa si occupa la tua azienda?
L’azienda è costituita da un gruppo di persone che si frequenta da anni e si è integrata nel tempo, la cui specializzazione è la realizzazione di progetti software basata sull’integrazione di soluzioni open source. In pratica, realizziamo software su commissione del cliente, i cosiddetti “chiavi in mano”, applicando alle particolarità del business del richiedente le esperienze fatte nel corso degli anni.

 

Come spiegavo nella mia introduzione, avete sviluppato una tecnologia che, attraverso la firma grafometrica, consente di firmare qualsiasi tipo di documento in formato digitale. Quali sono le considerazioni e le analisi che vi hanno portato allo studio e alla realizzazione di questa tecnologia?
Di paperless si parla fin dagli anni ’90, ma la tecnologia non è mai stata in grado di rispondere in maniera completa alle esigenze dei processi aziendali. Con l’avvento della firma grafometrica è stato completato il tassello mancante alla gestione di un documento “originale digitale”. Nel 2010 siamo stati coinvolti in un progetto pilota che ci ha avvicinato a questa tecnologia e, da allora, abbiamo scelto di seguirne le evoluzioni perché ci è parsa un’innovazione tecnologica rilevante. Contestualmente, abbiamo seguito anche la storia normativa, forse la parte più determinante nell’adozione della tecnologia, sicché oggi proponiamo una visione completa dell’ambito grafometrico.

 

Potresti descriverci in che cosa consiste il servizio KeFirma?
KeFirma è un servizio che consente a un singolo o a una società che voglia effettuare una firma sui propri documenti elettronici di fare tale operazione senza uscire mai dal mondo virtuale. È fruibile in cloud, con installazione sulla propria infrastruttura o mediante installazione sul proprio PC (client). La scelta di installazione è dipendente dalle esigenze di processo e normative che sono legate alle tipologie di documenti che vanno in firma. È per questo che è necessario identificare, caso per caso, i requisiti e ciò rallenta il processo di diffusione.

 

Che vantaggi ottengono le aziende nell’adottare la vostra tecnologia che si basa sulla firma grafometrica?
La gestione della materialità della carta ha dei costi, evidenti e nascosti, che possono essere abbattuti con questa soluzione. Un altro argomento interessante è l’efficienza introdotta nei processi aziendali; in questo caso si ottiene il cortocircuito di documento elettronico à stampa à firma à scansione in un’unica azione.

 

Puoi farmi qualche esempio di business per il quale la vostra tecnologia rappresenta una scelta ideale?
In realtà non esiste una tipologia di business per cui l’introduzione di questa o quella tipologia di firma sia ideale, ma la proposta va armonizzata con la realtà con cui ci si confronta. Oggi, con la nostra soluzione, siamo in grado di proporre una varietà di soluzioni pur basandoci sulla stessa tecnologia. Ciò rende più lento il processo di vendita, ma più efficace l’installazione. Per fare qualche esempio, la medesima soluzione, può servire per la firma dei rapportino dei tecnici negli interventi di manutenzione o riparazione, alla dematerializzazione dei DDT, alla proposta di polizze, alla firma di offerte o note spese, ecc. Ovunque ci sia la necessità di una firma, bisogna valutare il “peso” che ha il documento firmato, il rischio che comporta in caso di contestazione, la modalità di firma (da postazione fissa, in mobilità, on line, off line, ecc.) e studiare la migliore soluzione a quello specifico ambito.

 

Adottare un sistema di firma grafometrica dà vantaggi anche in chiave di eventuale contenzioso, dico bene?
Nelle numerose demo e workshop a cui abbiamo partecipato, le domande che vengono poste sono sempre relative al fatto che si stia firmando il documento in visione e chi potrebbe mettere le mani sui dati biometrici associati al tratto autografo di firma. Noi abbiamo scelto di cifrare dati con una chiave generata da un notaio in atto pubblico, il che significa che l’unico che può decifrare tale dato è il notaio stesso. Niente di esclusivo, il principio del “terzo fidato” è stato adottato praticamente come standard da chiunque affronti il discorso grafometria. In caso di contenzioso, è così possibile fornire al perito calligrafo, oltre allo specimen (il tratto grafico) anche gli altri parametri biometrici.

 

Torniamo a parlare di te. Da dove è nato l’impulso per diventare imprenditore?
Il sogno c’è sempre stato, ma sarebbe rimasto tale se non si fossero verificate delle circostanze che, a tutta prima, potrebbero parere sfavorevoli; la società presso cui operavo è stata messa in liquidazione e la prospettiva era disperdere tutto il gruppo di lavoro che era cresciuto insieme negli anni. Nonostante l’età fosse quella della maturità – oltre i quaranta –, ho scelto di buttarmi, sostenuto dai colleghi (i “ragazzi”) e dalla mia famiglia, e così è nata Kedos.

 

Quali sono le sfide in cui è attualmente impegnata Kedos, a parte la commercializzazione del sistema di firma grafometricaKeFirma?
La sfida che stiamo perseguendo è l’aumento del fronte delle nostre proposte, per consentire di portare su mercati diversi dal Finance esperienze di progetto e tecnologia provenienti da quel mercato. Per aumentare l’offerta, nel 2015 creeremo una Business Unit a Parma che si occuperà di documentale, argomento fino a oggi sfiorato nella nostra esperienza.

 

Siamo in chiusura. Quali sono i tuoi progetti a breve termine? E quelli sul lungo periodo?
Il progetto a breve termine riguarda il consolidamento delle iniziative servite da Kedos, così da avere una base ben distribuita ed equilibrata tra clienti, mercati e iniziative. L’obiettivo a lungo è utopico; una società con tante persone che trovano soddisfazione e crescita all’interno dell’azienda… Dura, eh?

 

Ringrazio Nicola Bianconcini per il tempo che è riuscito a dedicarmi, strappandolo ai suoi numerosi impegni. Seguirò con curiosità la sua Kedos in futuro: le aziende che sanno fondere tecnologia e innovazione sono così rare da meritare tutta la nostra attenzione.

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