L’intervista che vi propongo oggi è a Silvia Costa, una giovane neo blogger che ha aperto il proprio blog – Portami lontano – per realizzare un sogno antico. Come potrete leggere nelle righe sotto, Silvia è alla ricerca di aziende, professionisti o privati che la aiutino a fare un’esperienza di volontariato all’estero. Nello specifico, un’esperienza a contatto con bambini che vivono situazioni di profondo disagio.
Al di là del più che nobile intento per cui Silvia ha deciso di creare il proprio blog, questa ragazza ha attirato fin da subito la mia simpatia, perché la sua è anche una storia di riscatto personale. In sostanza, Silvia ci insegna che, se lo vogliamo, possiamo sciogliere le corde che ci imprigionano e che ci rendono infelici, per essere finalmente liberi di andare a percorrere la nostra strada.
Un’osservazione personale sullo stile con cui Silvia si esprime. Devo ammettere che, per me che sono una persona molto razionale, leggere le parole di Silvia è stato piuttosto complicato. Il suo stile è infatti intimamente a contatto con le emozioni, se così posso dire. L’ho però inquadrata come una sfida personale, e alla fine ne sono uscito senz’altro arricchito. Perché ho avuto la possibilità di conoscere una realtà che, pur essendo lontana dalla mia, non è priva di un certo fascino.
Ma adesso lasciamo la parola alla nostra blogger, per sentire che cosa ci racconta sul suo blog e, soprattutto, sul suo progetto di aiuto concreto ai bambini meno fortunati. Ascoltiamola con attenzione e, se possiamo, aiutiamola.
Ciao, Silvia, e grazie per la tua disponibilità. Inizio chiedendoti di parlarci un po’ di te: qual è la tua formazione? Che lavoro fai?
Ciao Alessandro, grazie a te per la tua di disponibilità. E grazie per credere in me. Mi chiedi della mia formazione e che lavoro svolgo. Mi verrebbe da dirti: “Il più bello del mondo”. Non si può definire solo con la parola lavoro, io lo sento come una missione. Una missione desiderata e ottenuta lottando, sudando contro chi mi bloccava la strada verso questo percorso, e contro i segni della vita che mi tenevano legata a chi non credeva in me. Riuscita a ricordare il sogno dentro il cassetto della memoria, grazie alla mia famiglia, ora vivo quel sogno.
Prima lavoravo presso l’azienda di famiglia, avendo fatto un percorso di studi proprio per seguirla. Studi che la mia famiglia aveva scelto per me, decidendo che avrei dovuto un giorno per forza intraprendere quella strada. Sembrava che io dovessi prendere le redini di quell’impresa. Sembrava. Per essa ho lavorato con energia, impegno, devozione. Ma spinta dall’immensa passione di mio padre e non dalla mia. E fu proprio lui anni dopo, davanti alla crisi economica che aveva iniziato a colpire anche le aziende più solide, a mettermi davanti a una scelta. E fu proprio lui che mi segnò la via. Non mi bloccò, ma decise di lasciarmi libera. Mi spronò. Mi sostenne. Ho le lacrime agli occhi ancora oggi nel ricordare quei momenti. Intrapresi così a 28 anni altri studi. Oggi sono un’operatrice socio-sanitaria.
Indubbiamente, il tuo è un lavoro di grande responsabilità. Puoi parlarcene più dettagliatamente? Di che cosa ti occupi nello specifico, e quali difficoltà incontri nella tue giornate lavorative?
Indubbiamente sì, è un lavoro di responsabilità. Io amo descrivere con poche parole il mio lavoro: “Riabilito alla vita”. Nello specifico, contribuisco a riabilitare utenti con diagnosi psichiatrica a vivere il loro percorso terapeutico e a far emergere le loro qualità e potenzialità nelle varie fasi della loro vita. Poi contribuisco a fare in modo che mantengano i traguardi raggiunti dopo il lungo lavoro svolto insieme (cioè insieme a loro e a tutte le figure professionali presenti nel mio sistema lavorativo).
Tutto ciò avviene all’interno di percorsi in Case Alloggio e in Comunità Terapeutiche Riabilitative Protette. Avviene nel vivere la quotidianità. Avviene nel condividere momenti intensi carichi di drammi, crisi, scompensi, paure. E momenti di allegria, scherzi, risate, spensieratezza. In tutte le situazioni si incontrano grandi o piccole difficoltà. La più grande tra di esse è il mantenere le distanze. Io metto il cuore in questo lavoro. La difficoltà più grande è appunto non compromettere il lavoro stesso con i propri sentimenti, cedendo cioè agli impulsi del proprio cuore.
Per spiegarmi ancor più concretamente, il lavoro consiste nell’abilitare gli utenti al raggiungimento dell’autonomia, insegnandogli a muoversi tra la preparazione delle pietanze, la cura dell’abitazione, la cura di sé, il seguire i propri interessi, i rapporti con le proprie famiglie ecc. Si tratta di un lavoro che ricorre a parole d’insegnamento, di sostegno, di stimolo, di rassicurazione. C’è bisogno di capire quando utilizzare toni decisi, talvolta severi, e quando invece è necessario essere morbidi e dolci. E tutto ciò va fatto sempre accogliendo. Accogliendo a sé tutte le sfumature che l’utente riesce in modo consapevole e inconsapevole a trasmettere.
Come mai hai deciso di aprire un blog? Quali obiettivi ti sei posta con la tua attività di blogger?
Ho deciso di aprire un blog per realizzare un altro sogno. Sì, perché anni dopo aver aperto quel cassetto dei ricordi, sono usciti tutti i sogni che tenevo custoditi dentro in me. Così, ho sentito che volevo vivere un’esperienza lavorativa di volontariato all’estero.
Amo la vita. La vita bella nonostante. Amo scrivere. Amo la fotografia. Amo condividere. Amo raccontarmi agli altri. Amo ascoltare gli altri. Un desiderio che rinasce ancor più forte in me dopo aver vissuto particolari situazioni che mi hanno vista intraprendere un percorso profondo e spirituale. Situazioni che mi hanno vista rinascere, dopo aver vissuto per anni morta, respirando un’aria che non dava libero sfogo al mio modo d’essere. Un percorso che mi ha vista accogliere molte filosofie di vita, per poi seguire sempre la mia. Un percorso che mi vede riflettere sul mio passato di bambina che è diventata la donna di oggi. E proprio dai bambini voglio andare.
Davanti a questa crisi economica che colpisce anche il settore socio-sanitario, c’è l’eventualità per me di vivere un lungo periodo di cassa integrazione, che vedo comunque come una risorsa e non come un dramma. Riporto una frase dettami da mio fratello: “Silvia, tanti davanti a questo grave momento vorrebbero buttarsi giù dalla finestra, tu mi sembri voler prendere il volo”. Io penso che potrei cogliere questo momento per prendere semplicemente una pausa dal mio amato lavoro, sfruttandola per volare lontano.
Ci puoi descrivere meglio questo tuo progetto, che mi sembra davvero rappresentare un vero e proprio progetto di vita?
Riesci, Alessandro, a cogliere davvero che il mio non è solo un voler realizzare un sogno. È il voler vivere tale esperienza non solo nel mio piccolo mondo, composto dalla mia famiglia, da una madre e un padre che mi amano incondizionatamente e dai miei amici carissimi. È il voler farlo diventare nel mio piccolo un progetto di sensibilizzazione per la tutela dei diritti all’infanzia. La donna forte, combattiva, sicura, fiduciosa, solare, positiva, determinata che sono oggi è stata una bambina cresciuta troppo in fretta. Cresciuta tra l’amore, la troppa protezione, tra le sue paure e insicurezze, tra i suoi dubbi e tante domande. Ora inizio a rispondermi. Da sola. “Sola sempre. Sola mai”.
Voglio chiedere di essere sponsorizzata in questo viaggio-esperienza per portare alla luce realtà difficili, drammi, chiedendo soprattutto il contributo a donne libere professioniste e non solo. Credo nel potere delle donne e nella forza di uomini sensibili. Credo nell’economia. Credo nel mio saper dare visibilità alle piccole e grandi attività di chi renderà possibile la realizzazione del mio progetto.
Spesso, chi decide di creare un blog è scoraggiato dal dover rapportarsi a questioni tecniche, rappresentate per esempio dall’HTML o dal web design. Com’è stato il tuo impatto con questi argomenti? Come hai fatto a superare le eventuali difficoltà della prima ora? Per gestire un blog bisogna avere una grande passione per la scrittura. Da dove nasce questa tua passione per la parola scritta?
A tutt’oggi non so che cos’è l’HTML. Capisci così quali siano le mie conoscenze informatiche. Però questo non mi ha bloccata davanti al mio desiderio di voler aprire un blog. Ho aperto comunque il mio blog personale, e l’ho intitolato Portami Lontano. Le difficoltà sono motivo di stimolo, di apprendimento. Ho chiesto aiuto a un nuovo amico, Gianluca, molto disponibile e competente, che sta studiando informatica. Ho cercato le informazioni nei motori di ricerca, e poi ho scritto a te, non a caso.
Come riesci a far combaciare l’attività di blogger con i tuoi impegni lavorativi e con il tuo tempo libero? In sostanza: come organizzi il tuo lavoro sul blog?
Il mio blog è un volermi raccontare. Scrivo quando ne sento il bisogno, non è un peso, non è cercare il momento. È il momento che trova me. In piena notte; quando sono sola; quando mi ritrovo nel mezzo di un caldo pomeriggio; quando la mattina piove; quando rientro da un turno tranquillo piuttosto che agitato. Vicino a me ho Joe, che considero un angelo che Dio ha voluto donarmi. Lui asseconda i miei momenti. Mi stimola, mi gratifica, mi sollecita, mi sostiene. Sento che è la mia anima gemella, e per me è motivo di esempio.
Che consiglio daresti a chi sta pensando di aprire un blog, ma è molto indeciso sul da farsi perché non crede di possedere elevate conoscenze tecniche?
Consiglio di ascoltare se stessi. Se il nostro Io desidera aprire un blog per condividere una qualsiasi emozione che ci riguarda, dobbiamo aprirlo. Poi tutto il resto viene da solo. Sono convinta che, se ci si crede, tutto arriva. Anche senza grosse conoscenze tecniche, senza capacità specifiche. Basta solo crederci davvero.
Per finire, quali sono i tuoi progetti nel breve periodo? E nel lungo?
Voglio vivere seguendo il mio cuore e andare dove mi porta. Da quando ragazzina ho letto per la prima volta Va dove di porta il cuore di Susanna Tamaro mi porto dentro queste parole: “La felicità sta alla gioia come una lampadina sta al sole”. A trent’anni ho spento la luce. Oggi, io e i miei progetti siamo sotto il sole gioiosamente e nonostante.
Ringrazio Silvia per questa chiacchierata e, soprattutto, per essersi raccontata così apertamente, senza filtri. Penso che sia una cosa piuttosto difficile da fare, perché presuppone grande coraggio e libertà interiore.
Quanti tra aziende, professionisti o privati volessero contattare Silvia per saperne di più circa il suo progetto possono farlo direttamente dal blog, su cui sono presenti i suoi riferimenti personali. Si tratta di aiutare una persona a far del bene ai bambini: forza, mobilitiamoci! 🙂