Avete mai sentito parlare di web usability? Spero proprio di sì, perché si tratta di una delle discipline fondamentali per creare un sito web che risulti davvero efficace. Oggi parleremo proprio di usabilità dei siti, e lo faremo con l’aiuto di Jacopo Pasquini, uno dei maggiori esperti italiani della materia.
Consulente e formatore specializzato in marketing e comunicazione digitale, Jacopo ha lavorato per realtà di vario tipo: aziende, università, istituzioni, agenzie. È anche l’autore di Doctor Brand, blog dedicato alla comunicazione e al marketing online. Tra l’altro, nelle librerie è appena arrivata la sua ultima fatica letteraria, Web usability (disponibile su Amazon), una guida dedicata proprio all’usabilità dei siti web, che Jacopo ha scritto insieme a Simone Giomi.
L’occasione per me era troppo ghiotta: non capita spesso di parlare di web usability e di farlo con un esperto vero, un professionista che studia e applica la materia concretamente, nel lavoro di ogni giorno. L’occasione dell’intervista era ghiotta anche per un altro motivo: sono ancora troppe le aziende che non hanno capito l’importanza di avere un sito o un corporate blog usabili. Parliamoci chiaro: ogni euro che i brand e le PMI investono nell’usabilità è ampiamente ripagato, perché la qualità della comunicazione aziendale ne trarrà benefici enormi.
Ma adesso è arrivato il momento di lasciar parlare direttamente Jacopo. Andiamo a sentire che cos’ha da raccontarci sulla web usability e sulla sua importanza per fare digital marketing che funziona. Tenete le antenne dritte, perché cercherò di spingere Jacopo a condividere qualche prezioso consiglio operativo…
Ciao Jacopo, e grazie della tua disponibilità. Inizierei chiedendoti di parlarci un po’ di te. Per esempio, qual è la tua formazione? E da dove nasce la tua passione per il web?
Ciao Alessandro, ciao a tutti i tuoi lettori e grazie a te per l’intervista. Il mio primo giorno di università coincide con il mio battesimo sul web: era il (lontano, sigh!) 1997. Mi sono laureato in comunicazione e poi mi sono specializzato in ambito digitale.
Dal momento che sei un esperto di web usability, ti chiederei di darci una definizione di questa disciplina. In pratica: che cos’è l’usabilità dei siti web?
Nella pratica quotidiana di navigazione in Rete ci accorgiamo che un sito non ha una buona usability quando, da utenti, non riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi, quando spendiamo molte risorse cognitive per capire come funziona l’interfaccia e quando non ci soddisfa graficamente l’interazione nel suo complesso.
La definizione teorica di usabilità web potete leggerla su Wikipedia.
È appena uscito in libreria Web usability (disponibile su Amazon), libro che hai scritto assieme a Simone Giomi. Quali sono gli argomenti che affrontate? E a chi è indicata questa vostra guida?
Il nostro libro è, esattamente come lo hai definito tu, una guida per siti web, e-commerce, blog, landing page e per qualsiasi altra pagina Internet. Un saggio dedicato al mondo della User Experience che raccoglie, oltre al nostro vissuto professionale decennale, i contribuiti dei principali guru internazionali: da Jakob Nielsen a Donald Norman.
Ci rivolgiamo con un linguaggio semplice e diretto a un pubblico ampio di addetti ai lavori in ambito marketing e web design, sviluppatori, project manager, startupper ma anche studenti, liberi professionisti e docenti.
Più in generale, consigliamo la lettura a tutti coloro che sono alle prese con un restyling oppure che stanno pianificando il loro primo sito.
Spesso l’usabilità dei siti web è erroneamente confusa con la loro accessibilità. Ti andrebbe di fare un po’ di chiarezza, spiegandoci che cos’è l’accessibilità di un sito?
Vero, l’usabilità viene scambiata spesso con discipline “madri” come la UX, e con discipline “sorelle” come l’accessibilità. In particolare, la web accessibility è la metodologia di progettazione orientata alla possibilità di fruizione del web per persone con disabilità cognitive, visive, fisiche mediante tecnologie assistive e accorgimenti mirati.
Quali sono gli errori più gravi che le aziende italiane continuano a fare nel campo della web usability?
Errori di approccio? Tantissimi, purtroppo: scarsa sensibilità alla tematica con relativi low budget, sottovalutazione rispetto al contributo che può offrire in termini di conversioni – o, se preferite, vendite –, mancanza di competenze specifiche e di organizzazione interna all’impresa e così via. Ma le cose cambieranno, prima o poi, perché le esigenze delle persone online sono ogni giorno più stringenti: nel prossimo futuro avranno successo solo i siti che garantiranno un’esperienza memorabile.
Spesso capita di sentir dire a qualcuno: “Quel sito è molto bello”. Ma ha senso chiamare “bello” un sito? Mi spiego meglio: non sarebbe più giusto dire che, sul web, è bello ciò che è utile? Un sito è bello se è usabile, giusto? Tu come la vedi?
Il nostro sforzo divulgativo comprende anche il cambio di paradigma valutativo dalla logica del “Mi piace o non mi piace” alla logica del “Funziona o non funziona”. I migliori progetti digitali sono sia piacevoli sia facili.
Ci daresti una checklist di massima per valutare se i nostri siti o blog sono usabili? Cioè: quali sono i requisiti davvero indispensabili affinché i nostri progetti online possano esser definiti usabili?
L’usabilità riguarda anche i testi sul web. Come possiamo rendere più usabili i testi dei nostri contenuti?
Applicando le regole consolidate di web writing in maniera rigorosa. Ad esempio, formattando correttamente i link, dividendo i paragrafi in piccoli blocchi di testo, applicando gli stili in maniera convenzionale, andando subito al dunque senza giri di parole. Per approfondire, consiglio la consultazione degli articoli di Luisa Carrada, la quale, tra l’altro, ha contribuito – insieme ad altri 24 esperti – al nostro libro con una pillola dedicata proprio a questo argomento.
Sul web si legge di più rispetto al passato?
Mmmh… No, direi proprio di no, anzi. Abbiamo sempre meno tempo e consultiamo Internet freneticamente per occupare rapide pause di vita quotidiana, tra un’attività e l’altra. Per questo, di solito, scorriamo le pagine e sorvoliamo testi e immagini alla ricerca esclusiva di qualcosa di utile. Per dirla alla Steve Krug: “We don’t read pages. We scan them”.
Parliamo di siti di e-commerce. Quali sono i principali problemi che riscontri negli shopping online? (Ricordiamo che la web usability è fondamentale anche per questa tipologia di progetti online, perché un sito di e-commerce poco usabile causa un mancato guadagno all’azienda).
Per risponderti in maniera completa servirebbe un’intervista dedicata. Provo a indicarti gli errori da matita rossa, quelli che determinano l’abbandono di un carrello di un e-commerce: il carrello non è visibile oppure si sposta di posizione nelle differenti pagine dello shop, nella scheda prodotto il prezzo e il bottone di acquisto sono troppo distanti rispetto alle foto e alla descrizione, i costi di spedizione sono nascosti e, infine, il processo di acquisto risulta lungo e farraginoso.
Parliamo ora di grafica per il web. Anche la grafica impatta sull’usabilità di un sito? In che modo?
Il look & feel e la componente di design sono fondamentali. La gradevolezza estetica evoca la credibilità, genera un primo impatto favorevole, richiama l’attenzione sui principali messaggi di comunicazione, valorizza il branding e, talvolta, permette di far perdonare i piccoli errori di UI. Niente va lasciato al caso: layout, tipografia, colori.
Siamo in conclusione. Quali sono i tuoi progetti a breve termine? E quelli sul lungo periodo?
Direi che le due rette temporali coincidono e si intercettano. Infatti, ho in cantiere molte idee di consulenza e di formazione sulla UX: ne vedrete delle belle, promesso!
Ringrazio Jacopo per il tempo che è riuscito a dedicarmi, dal momento che è un professionista della comunicazione online super impegnato. Il mio consiglio a tutti voi è quello di continuare a seguirlo anche sui social, per esempio sul suo profilo Twitter.