Lo sport 2.0: intervista ad Antonio Valente, avventuriero e web imprenditore

Antonio ValenteEsistono persone – molto poche, a dire il vero – che riescono a contagiarci con il loro entusiasmo. Sono persone che hanno un’energia innata, una speciale aura, che spesso percepiamo anche quando non parlano. Questa loro energia le porta ad avere una motivazione così forte da riuscire praticamente in qualsiasi impresa.

Antonio Valente appartiene a questa ristretta categoria di persone. Bresciano d’adozione, 32 anni, Antonio è un avventuriero e anche un imprenditore del Web 2.0. Un ragazzo che vi presento davvero con piacere, perché è senz’altro una persona che ne sa parecchio in fatto di motivazione e su come ottenere risultati concreti.

Ho visto tanti blogger e professionisti del web aprire un blog o un progetto online e poi chiuderlo dopo pochi mesi. Forse ciò che gli mancava era proprio l’energia per proseguire dopo la prima fase, cioè la costanza e la capacità di resistere agli inevitabili ostacoli che si incontrano lungo il percorso. In fin dei conti, quale percorso è totalmente privo di difficoltà?

Ma non voglio rubare troppo spazio ad Antonio. Andiamo direttamente a sentire dalle sue parole come possiamo diventare più efficaci nel raggiungere i nostri obiettivi lavorativi. Cerchiamo anche di capire com’è possibile che uno sportivo trasporti le sue esperienze con successo nel Web 2.0.

 

Ciao Antonio, e grazie della tua disponibilità. Ti va di cominciare parlandoci un po’ di te? So per esempio che ami definirti un avventuriero più che uno sportivo.
Ciao Alessandro e grazie di questa intervista. Mando un saluto anche a tutti i tuoi lettori.
Sono un agente di commercio. Per l’esattezza, ho un’agenzia di rappresentanza di prodotti per arredobagno. Al tempo stesso, ho una grandissima passione per lo sport. Con il passare del tempo, questa passione ha fatto di me un vero e proprio avventuriero, come mi piace definirmi. Vale a dire che non faccio sport per spirito di competizione, cioè per battere un avversario o per superare un record di un secondo o di un centimetro. Faccio sport per spirito d’avventura, per vivere esperienze uniche, per esplorare nuovi sentieri dentro di me. Non so spiegare meglio di così: l’avventura è per me una parte irrinunciabile della mia vita, una seconda pelle.
C’è anche un altro motivo per cui intendo lo sport come avventura. Con le mie imprese voglio rappresentare un modello che esprime valori positivi. L’ambiente intorno a noi tende spesso a scoraggiarci: basta accendere la televisione per essere travolti da messaggi e da notizie negative. Sembra che impegnarsi in un progetto di vita o lavorativo sia inutile, perché tanto viviamo in un mondo che va a rotoli. Invece, io voglio essere un esempio di possibilità, cioè un esempio di persona che, con l’impegno e la volontà, riesce a far succedere delle cose. Voglio far capire che realizzare i nostri sogni e i nostri obiettivi è possibile, per quanto grandi li abbiamo scelti.
Così mi succede spesso quello che capita ai bambini: hai presente quando si dice ai bambini di non fare una cosa? Poi la fanno immancabilmente! Lo stesso vale per me: se vuoi darmi una carica pazzesca, devi dirmi che una cosa è impossibile. Mi scatta subito l’impulso di andare oltre l’ostacolo che tu mi hai messo davanti, non tanto per dimostrare che ti sbagliavi – contro di te non ho niente –, ma per far vedere che in realtà possiamo fare più cose di quello che crediamo. Ecco, sì: la parola “impossibile” nel mio vocabolario non esiste.
In conclusione, mi sento come un pioniere che ha una precisa missione: vivo l’avventura come esigenza intima e manifestazione della mia libertà, ma anche come testimonianza per tutti che raggiungere il limite è possibile. Di più: spesso il limite esiste solo nella nostra testa, e può non solo esser raggiunto ma addirittura superato.
In tutto questo mi sono dimenticato di dirti che compio le mie imprese con un S.U.P., vale a dire con uno Stend Up Puddle. Mi dedico cioè a uno sport acquatico, che consiste per intenderci nel pagaiare sopra una tavola da surf. Non partecipo a gare competitive, come ti spiegavo, ma svolgo imprese in solitaria su lunghissime distanze. Si tratta del cosiddetto “endurance”.

 

Lo scorso anno hai compiuto un’impresa memorabile: hai attraversato il Lago di Garda proprio in S.U.P. Ben 54 kilometri di fatica. Non contento di ciò, fra pochi giorni tenterai un’impresa ancor più clamorosa: la traversata del Mar Tirreno! Puoi darci qualche dettaglio su queste due avventure di cui sei stato protagonista?
Antonio Valente imprenditore webLe due imprese a cui fai riferimento rappresentano due momenti differenti della mia vita, e non parlo solo di quella di sportivo e avventuriero. Preferisco perciò raccontarti i due eventi separatamente.
La traversata del Lago di Garda (Iron Garda S.U.P.) è nata da un mio percorso intimo di cambiamento. Lo scorso anno, Jacopo Bugatti ha attraversato il Mare Adriatico in S.U.P. Quando ho saputo di questa sua impresa, mi sono molto emozionato. Ancor di più quando ho letto sulla sua pagina Facebook un commento di suo figlio al post in cui Bugatti celebrava la riuscita dell’impresa. Il commento di questo bambino era semplicemente: “Immenso papà!”. Questa cosa mi ha fulminato con una scarica di emozioni che difficilmente posso far comprendere a te e ai tuoi lettori. Fatto sta che – tu non ci crederai! – fino a quel momento io non ero mai salito su un S.U.P. Ma leggendo di quell’impresa e delle emozioni che aveva saputo far esplodere nelle persone, mi son detto: “Ecco, questo è quello che voglio fare!”. E poi l’ho fatto! In soli tre mesi, allenandomi tutti i giorni dalle 5:00 alle 8:00 di mattina, sono riuscito ad attraversare il Lago di Garda!
Come vedi, sono la testimonianza diretta che la volontà può molto su di noi. Attenzione: non voglio dire che volere è potere. Questo sarebbe banalizzare la faccenda. Il discorso sta in termini esattamente contrari: molte delle cose che riteniamo impossibili sono invece realizzabili. Ecco, forse il mio ruolo è quello di “ispiratore” per gli altri: conoscendo la mia storia, possono valutare meglio i propri limiti, senza farsene spaventare.
Dunque, stavo parlando dell’Iron Garda S.U.P. e delle emozioni che mi ha regalato. In realtà, dovrei parlare delle emozioni che ha regalato a tante persone, perché dopo la gara sono molti quelli che mi hanno confessato di essersi emozionati come non gli capitava da anni. Ed è stato anche questo a farmi capire che la strada era quella giusta, che l’avventura era il mio futuro.
Arrivo finalmente a parlare della traversata del Mar Tirreno. Qui la motivazione che mi spinge è diversa. Se l’impresa dell’anno scorso è stata una scoperta di me stesso, di ciò che volevo fare e delle emozioni che questa cosa mi poteva regalare, adesso la spinta nasce da altro. Traversare il Tirreno significa pagaiare in mare aperto per oltre 200 kilometri. Potete benissimo immaginare quali rischi e pericoli ci siano. La sfida stavolta consiste nel superare le difficoltà ad ogni pagaiata. La sfida stavolta è resistere alla continua tentazione di mollare, combattendola con ogni grammo di volontà che ho. Le difficoltà saranno innumerevoli e dovrò convivere dall’inizio alla fine con un’insidia costante: la tentazione di mollare tutto e metter fine alla fatica e alle sofferenze. Ma la mia risposta sarà sempre e solo una: una nuova pagaiata, e poi la successiva, e poi un’altra ancora.
Questa mia seconda sfida è perfettamente coerente con il mio spirito di avventuriero. Non si tratta cioè di vincere una gara sportiva, ma di alzare l’asticella nella sfida contro i miei limiti, dimostrando che posso vincerla. Il bello è che si tratta di una filosofia alla portata di tutti noi, ne sono fermamente convinto.

 

Se non sbaglio, nelle arti marziali esiste questo detto: la tecnica batte la forza, ma la mente batte la tecnica. Quanto è importante la mente nelle tue imprese?
La mente, intesa come volontà e motivazione, è fondamentale nel centrare gli obiettivi che mi pongo. Ed è molto più importante della tecnica e della preparazione atletica – che però non vanno sottovalutate. Perciò, sì, direi che quella massima potrebbe essere estesa anche alle mie imprese di avventuriero.
Se posso aggiungere un paio di considerazioni, la mente si rivela fondamentale nella resilienza e nella crescita personale. Mi spiego meglio. Le persone resilienti sono quelle che, in circostanze difficili, riescono a fronteggiare le avversità, raggiungendo nonostante tutto i propri traguardi. Se non avessi sviluppato una capacità di resilienza, non potrei mai portare a termine le sfide in cui mi cimento. Anzi: il mio messaggio di fondo è proprio quello che tutti possiamo sviluppare la resilienza. Perché quello che faccio io lo posso fare tutti,come già ti ho detto in precedenza. Non mi sento infatti un superman, ma una persona normale. La differenza con gli altri è tutta qui: io ho sviluppato alcune abilità che, altrimenti, sarebbero rimaste inespresse.
Il premio di tutto ciò è la crescita personale, cioè l’approdo a un livello di consapevolezza superiore. Anche in questo caso la mente gioca un ruolo di primaria importanza: spetta infatti a lei il compito di elaborare l’esperienza vissuta, traendone insegnamenti validi per il futuro.

 

Quanto contano altri fattori come la genetica o l’abilità tecnica nel raggiungere i tuoi risultati?
Contano meno di quel che si pensi. Il vero traino è la motivazione. Seguimi in questo ragionamento, perché credo che sia un passaggio chiave per capire la mia filosofia. Molte persone sono convinte che raggiungere un risultato dipenda solo dal “come”, cioè dalle operazioni che si compiono per arrivare all’obiettivo. Io credo che questo sia profondamente sbagliato. Certo, fare le mosse giuste è indispensabile, ma prima del “come” bisogna avere un forte “perché”. Che significa? Vuol dire che, prima di fare una cosa – qualunque cosa –, devi pensare al perché la stai facendo. A quel punto, trovato il perché, il come farla diventerà solo una naturale conseguenza. Insomma: chi ha un forte perché ha infinite più chance di successo di chi ha un perché debole, anche se questa seconda persona sa “come” vanno fatte le cose.
Ecco perché sostengo che la genetica e la tecnica abbiano un ruolo meno importante della convinzione, della motivazione, della volontà. Il “perché” è sempre più potente del “come”. I successi che ho ottenuto nelle mie avventure sono lì a dimostrarlo.
Pensa a questo, per esempio: dieci giorni prima della traversata del Lago di Garda mi sono rotto una costola. È un infortunio che avrebbe potuto compromettere l’esito della mia avventura. O almeno: i medici mi avevano detto così. Ma il mio “perché” era tanto forte che ha superato il dolore!

 

So che da poco hai intrapreso anche la carriera di imprenditore sul web. È infatti appena entrato in commercio un tuo sistema rivolto alle società sportive e, più in generale, a tutte le associazioni ed enti che sono alla ricerca di fondi. Il nome di questo tuo progetto è La Fabbrica degli Sponsor. Di che cosa si tratta?
Da sportivo e avventuriero mi sono sempre scontrato con il problema di trovare sponsor per le mie imprese. È un problema comune a chiunque faccia sport e, più in generale, a chiunque cerchi fondi per un evento. Parlo di qualsiasi tipo di evento. Ho allora studiato un metodo che mi permettesse di coinvolgere le aziende nei miei progetti, reperendo facilmente i soldi di cui avevo bisogno. Con il passare del tempo, ho perfezionato il metodo sempre di più. Così oggi posso affermare di aver trovato un vero e proprio sistema, che funziona sempre.
Con mio grande stupore, mi sono accorto che nessuno aveva mai cercato di dare una risposta al problema delle sponsorizzazioni. Infatti, se provi a cercare qualcuno che ti proponga un sistema collaudato per trovare sponsor, non lo troverai. Ho allora visto un’opportunità in questo, quella di condividere io per primo una soluzione davvero efficace, capace di risolvere un problema vitale di tutti gli sportivi e di tante associazioni ed enti.
Di lì, il passo è stato breve: ho formalizzato questo mio sistema in un corso, che ho chiamato La Fabbrica degli Sponsor, e che ora è in vendita online.
Per me è l’ennesima opportunità di superare i miei limiti, stavolta in un’impresa che vede come palcoscenico… il web! È infatti curioso come il termine “impresa” sia riferibile sia a un’azione straordinaria che a un’attività economica. In realtà, ci vedo anche coerenza con quello che è il mio percorso, come se la mia carriera imprenditoriale fosse un naturale complemento di quella da avventuriero.
Pertanto, sono convinto che il mio sforzo da imprenditore possa regalare enormi soddisfazioni a quanti stanno cercando una soluzione a questo tipo di problema. Proprio perché il metodo che propongo è collaudato, quindi dà risultati concreti.

 

In effetti, immaginavo che il problema di trovare sponsor fosse attuale, e non solo nel mondo dello sport. A tal riguardo, puoi svelarci qualche segreto che ci aiuti a trovare sponsor?
Posso consigliare i tre segreti che ho inserito nel mio report gratuito, che è scaricabile liberamente dal web e che rappresenta un “assaggio” di quello che è il mio metodo.
In estrema sintesi, si tratta prima di tutto di usare Facebook per contattare le aziende attraverso le loro fan page. Può sembrare una tattica banale, ma ti assicuro che funziona, soprattutto se la tua comunicazione è fatta in un certo modo.
In secondo luogo, ti scongiuro di non usare mai la parola “sponsor” nelle tue comunicazioni. Appena un’azienda legge o sente la parola “sponsor”, pensa subito questo: “Ecco l’ennesima richiesta di carità!”. Per favore, se vuoi essere efficace nella tua ricerca di fondi, elimina i termini “sponsor” e “sponsorizzazione” dal tuo vocabolario! Sostituiscili con “partner” e “partnership”. Le squadre, le associazioni, gli organizzatori di qualsiasi tipo di evento devono cominciare a pensare al valore che possono offrire alle aziende in cambio di un contributo economico. Devono cioè cominciare a entrare nell’ottica di trovare veri e propri partner, non semplici sponsor.
Il terzo suggerimento che ho inserito nel report gratuito – e che è una delle tecniche che compongono il sistema de La Fabbrica degli Sponsor – è rivolgersi agli interlocutori giusti. Quali sono? Nel caso di piccole aziende, la figura da contattare è il titolare. Questo è fin troppo ovvio. Ma nel caso di società medio grandi? Lasciate stare l’amministratore delegato: sarà troppo impegnato per ascoltarvi. E lasciate stare anche il responsabile degli acquisti o il responsabile della comunicazione: non sono i decisori giusti per questo tipo di cose. Contattate esclusivamente i direttori marketing. Nel report gratuito do indicazioni specifiche affinché il contatto sia realmente fruttuoso.

 

Che cosa spinge un uomo come te, che viene dall’avventura e dallo sport praticato ad altissimo livello, ad avvicinarsi al web e alle sue possibilità?
A prima vista, potrebbero sembrare due ambiti inconciliabili. In realtà, la carriera di imprenditore sul web è semplicemente una nuova sfida per me. La vivo cioè con lo stesso spirito delle mie imprese da avventuriero. Cambia in sostanza il palcoscenico, ma l’attore sono sempre io, e i valori che metto in gioco sono sempre gli stessi.
Come ti dicevo in precedenza, mi sono accorto che nessuno aveva ancora dato una risposta all’esigenza di tanti sportivi, e cioè al come trovare sponsor. Ho quindi visto un’opportunità. Perché c’era una lacuna da colmare, perché c’era una forte domanda che rimaneva insoddisfatta da molto tempo. Sfruttare il web è stata perciò una naturale conseguenza. La Rete è infatti uno strumento meraviglioso, che consente di realizzare i propri progetti in maniera efficace – sempre che si abbiano le idee chiare su che cosa fare e su dove si vuol arrivare.

 

Centrare i propri obiettivi lavorativi non è sempre facile. Tu che sei un esperto di focalizzazione hai qualche suggerimento che ci aiuti a essere più efficaci? Magari proprio la pratica di uno sport ci potrebbe dare una mano in modo trasversale?
Hai detto bene: lo sport è dispensatore di grandi insegnamenti, che spesso possono essere applicati anche in altri campi, per esempio in quello del lavoro. Non a caso, molti sportivi di successo fanno coaching alle aziende, aiutandole a migliorare la propria organizzazione e, di riflesso, la propria efficienza e produttività.
Che cosa può insegnarti lo sport che poi tu possa sfruttare nella tua vita lavorativa? Il primo insegnamento è questo: non è possibile ottenere risultati senza fatica. Vuoi diventare un professionista migliore nel tuo campo? Studia, applica, sbaglia, correggi, impegnati sempre di più. Non esistono scorciatoie: i risultati sono direttamente proporzionali alle energie che spendi. Punto.
Lo sport ti insegna anche a concentrarti sull’obiettivo. Se sono riuscito a ottenere i successi sportivi di cui hai parlato, è perché ero completamente focalizzato su di essi. La focalizzazione estrema è necessaria anche nella nostra attività lavorativa quotidiana: se non metti il risultato finale al centro del mirino, difficilmente colpirai il bersaglio.
Da ultimo, lo sport ti insegna a essere perseverante. Ecco, “perseveranza” è proprio una parola magica. Sono quelli che resistono alla tentazione di gettare la spugna ad arrivare in fondo a un’impresa, sia essa sportiva o lavorativa. Non basta iniziare con il piede giusto: occorre poi perseverare lungo la strada che conduce all’obiettivo. Una strada che è spesso in salita e lastricata di ostacoli, ma questo è da mettere in conto.
Pensateci un attimo: tutte le volte che avete ottenuto un successo nella vostra vita – parlo di un qualsiasi tipo di successo –, è capitato anche perché siete stati perseveranti. Se non fosse stato così, vi sareste fermati molto prima del traguardo. Sono certo che sarete d’accordo con me!

 

Siamo in chiusura. Quali sono i tuoi progetti a breve termine? E quelli sul lungo periodo?
Sul breve termine, la mia concentrazione è rivolta alla traversata del Mar Tirreno: oramai ci siamo, mancano solo pochi giorni. Dal punto di vista imprenditoriale, il mio focus è rivolto al promuovere il più possibile La Fabbrica degli Sponsor.
Per quanto riguarda il lungo termine, ho in mente di sviluppare altri progetti che si appoggiano al web e che vanno a colmare lacune a tutt’oggi presenti in determinati settori. Sul piano delle imprese sportive, ti faccio una confidenza: sento che il S.U.P. mi ha già dato tantissimo. Ho la necessità di pianificare e realizzare avventure che vadano in altre direzioni.

 

Ringrazio Antonio Valente per il tempo che è riuscito a dedicarmi, strappandolo dai suoi numerosi impegni. Se avete intenzione di seguirlo – ed è una cosa che vi raccomando! –, potete farlo attraverso la fan page di Iron Garda S.U.P.

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