Da una ventina di giorni sto facendo un esperimento su LinkedIn. Oltre alla mia solita attività di condivisione di contenuti, di pubblicazione di post su Pulse e di interazione con i contenuti altrui, sto pubblicando contenuti di solo testo. In pratica: pubblico degli aggiornamenti di stato che sono solo testuali. Niente foto, niente link, al massimo uno o due hashtag inseriti lungo il testo.
L’ho visto fare ad alcuni marketer e allora ho deciso di sperimentare anch’io. I risultati sono al momento più che buoni. Questi miei aggiornamenti di stato testuali ottengono sempre almeno 1000 views ciascuno, contro le circa 100 dei post che condivido di solito (che in genere sono costituiti da un link, dalla relativa immagine e da una o due righe di mio commento testuale). Anche l’interazione, intesa come numero di like e commenti, è molto maggiore adesso. Batte a mani basse l’interazione dei post che pubblicavo prima del test.
Vediamo qualche esempio di post che pubblico (spesso gli do il titolo Confessioni di un Comunicatore, per brandizzarli):
Come vedi, ho raggiunto oltre 21.000 views con questi tre soli post. E le views continuano ad aumentare dalla loro pubblicazione. Così come i like e i commenti. Sembrerebbe dunque che questi post di solo testo abbiano anche una vita più lunga.
Certo, bisognerebbe intendersi bene su che cosa siano queste views. È probabile che gran parte di esse siano delle semplici impression, cioè visualizzazioni. Il che significa che non sono 21.000 gli utenti di LinkedIn che hanno letto i miei post. 21.000 sono semplicemente gli utenti a cui il mio aggiornamento di stato è passato sotto il naso. Che poi l’abbiano letto effettivamente è tutt’altra faccenda. C’è insomma la stessa differenza che passa tra vedere e guardare (cioè osservare con attenzione).
Un’altra cosa interessante. Le statistiche di LinkedIn indicano che i miei aggiornamenti di stato non raggiungono solo i miei contatti: raggiungono anche chi non è tra questi. In due-tre casi, quelli che sono stati raggiunti dai miei post si trovano in netta maggioranza al di fuori della mia cerchia di contatti. Il che testimonia la grande capacità di “viaggiare” su LinkedIn di questi aggiornamenti di stato di solo testo.
Di che cosa parlo nei miei contenuti di solo testo? Seguo una doppia linea editoriale. In alcuni post faccio storytelling: descrivo un particolare fatto o evento della mia vita lavorativa e indico, a beneficio di tutti, l’insegnamento che ne ho tratto. Un po’ come si fa con le fiabe, che finiscono sempre con una morale. Altri post sono più prettamente educativi: spiego per esempio che cos’è il content marketing, che cosa sono i contenuti di qualità o che cos’è la lead generation. Manco a farlo apposta, gli aggiornamenti di stato che raccolgono più visualizzazioni e più engagement sono quelli in cui racconto una mia storia personale.
Che risultati ho notato finora? Beh, tre settimane di test sono poche per tirare conclusioni definitive. Al momento, ho notato più che altro un aumento delle richieste di contatto: ci sono più iscritti a LinkedIn che mi chiedono di entrare nella loro rete. Il numero di inviti mi sembra incrementato di un buon 50%.
Che farò nei prossimi mesi? Penso proprio che continuerò l’esperimento. I fatti dimostrano che riesco ad attirare più attenzione scrivendo un semplice post testuale (ci sono al massimo 1300 caratteri da sfruttare). La differenza in termini di engagement è enorme rispetto ai post che avevo pubblicato finora, e cioè rispetto alle condivisioni di un link (e relativa immagine) accompagnato da una o due righe di commento testuale.
In particolare, continuerò a seguire il doppio calendario editoriale: da una parte scriverò post in cui faccio storytelling, dall’altra post di tipo educational. Ne pubblicherò uno al giorno, uno per ogni giorno lavorativo. Mi sono dato una scadenza: sei mesi. A metà settembre tirerò le somme e valuterò il ritorno di questo esperimento. E non mancherò di fare un resoconto su questo blog. 🙂
In conclusione, non so dire se ho scoperto l’acqua calda o no. Forse questa grande differenza in termini di views e di engagement non è data dalla forma del contenuto, ma dalla sua sostanza. In altri termini: fino a tre settimane fa condividevo contenuti poco interessanti, mentre oggi, parlando delle mie esperienze personali, riesco a coinvolgere di più gli utenti di LinkedIn. Forse una parte del merito ce l’ha anche lo storytelling, che rende i post più “caldi”. Lo ripeto: vedremo i risultati sul medio periodo, cioè alla fine dell’estate.
Vuoi vendere più prodotti e servizi?
Crea contenuti di valore.
>>> Contattami e parliamone! <<<
Questo post sull’esperimento degli aggiornamenti di stato di solo testo sulla piattaforma di LinkedIn è stato scritto da Alessandro Scuratti, content specialist e business blogger.
Da più di 20 anni mi occupo di comunicazione per le aziende, come business writer e come content marketer. Dal 2011, gestisco questo mio blog personale, che raccoglie migliaia di visite al giorno. Sono l’autore del libro Scrivere per il web 2.0.
Vuoi contattarmi per saperne di più su come fare content marketing in modo efficace sul tuo blog aziendale? Vuoi scoprire come intercettare i bisogni del tuo target di consumatori e generare lead caldi e in target in modo continuativo? Vuoi incrementare le vendite della tua PMI e con esse fatturato e utili? Contattami e troveremo la soluzione per fare acquisizione clienti e aumentare le vendite di prodotti o servizi della tua impresa!