Forse hai già sentito nominare l’espressione growth hacking. Forse stai leggendo questo post proprio perché vuoi saperne di più sull’argomento. Beh, hai fatto la scelta giusta, perché il libro Growth hacking, fai crescere la tua impresa online (puoi trovarlo anche su Amazon.it), scritto da Luca Barboni e da Federico Simonetti, ti darà tutte le risposte che cerchi.
Ma che cos’è esattamente il growth hacking? C’è una discreta confusione in merito. Alcuni pensano che un growth hacker sia né più né meno un marketer. Altri lo inquadrano invece nella figura di un programmatore con grandi competenze tecniche. Chi ha ragione tra le due correnti di pensiero? Lascio la parola direttamente agli autori del libro, che ci danno una definizione precisa della materia: “Il growth hacking è un processo di sperimentazione veloce su tutti i canali, di marketing e di prodotto. Il suo scopo è la ricerca del modo più efficace per far crescere un business”.
In estrema sintesi, fare growth hacking significa fare marketing con un’attenzione specifica ai processi. Quindi, Il growth hacking è una disciplina nuova? Ovviamente no: sia il marketing che lo studio dei processi esistevano già prima. Un growth hacker è pertanto un professionista che sa tener d’occhio entrambi gli aspetti. E questa è una cosa che, purtroppo, le aziende italiane raramente sanno fare. (È già un miracolo trovare un’azienda nostrana che faccia il solo marketing! In effetti, le aziende di solito commettono l’errore mortale di concentrarsi sulla creazione del prodotto. Solo dopo vanno a verificare se esiste un mercato. Ed eventualmente è solo a quel punto che cercano di capire come il marketing possa aiutare a vendere il prodotto).
Il growth hacking è adatto a tutti i tipi di aziende? Beh, è indispensabile soprattutto alle startup, che ne hanno un gran bisogno per crescere rapidamente. Per le aziende e, in particolare, per le PMI di stampo tradizionale (mi riferisco soprattutto a quelle che commerciano prodotti fisici), il growth hacking va approcciato con cautela. In questo i due autori sono onesti: riconoscono che la crescita è sì un valore, ma soltanto se l’azienda è strutturata in modo tale da assecondarla. Vuoi mai che si presenti la situazione in cui l’azienda inizia a vendere alla grande, ma la produzione rimane indietro di un paio di giri.
Che dire dunque di un manuale come Growth hacking (lo puoi acquistare anche su Amazon.it)? Gli autori hanno scritto un libro che mi sento di consigliare. In primo luogo, perché sono riusciti a rendere chiara una materia su cui c’è una certa confusione. In secondo luogo, perché il growth hacking ci ricorda che dobbiamo far dialogare il marketing con i processi aziendali (e con l’intero modello di business). Tutto ciò spinge un imprenditore o un direttore marketing a vedere l’azienda da un punto di vista organico (anziché frammentato). Il che è senz’altro degno di lode, oltre che proficuo.
Insomma: cambiare la prospettiva da cui osserviamo le cose è sempre positivo, anche quando si parla di business. Perché il nuovo punto di osservazione ci aiuta a scoprire situazioni e dettagli di cui nemmeno sospettavamo l’esistenza. E proprio in questo sta l’utilità del growth hacking. Non è infatti un caso che il suo nome sia formato dalla parola growth, che significa crescita, ma soprattutto dalla parola hacking, che in questo contesto va tradotta come: trovare soluzioni non convenzionali ai problemi di un business.
Questo post è una recensione del libro Growth hacking, fai crescere la tua impresa online, ed è stato scritto da Alessandro Scuratti, specialista in content marketing e in business blogging.
Da più di 20 anni mi occupo di comunicazione per le aziende, come business writer e come content creator. Dal 2011, gestisco questo mio blog personale, visitato da migliaia di persone ogni giorno. Sono anche l’autore del libro “Scrivere per il web 2.0”.
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