SEO: uno studio su 1 milione di risultati di Google ha scoperto che…

seoChiunque lavori nel mondo della SEO lo sa bene: la search engine optimization è una disciplina in costante evoluzione. Come mai succede questo? Ma perché l’algoritmo di Google e degli altri motori di ricerca è esso stesso in costante evoluzione. E la SEO non fa altro che cercare di scoprire i vari aggiornamenti degli algoritmi. Il suo scopo finale è quello di riuscire a dare la massima visibilità ai progetti web.

Oggi vi voglio presentare un interessante studio sulla SEO, quello fatto BackLinko. La ricerca è stata condotta su circa un milione di risultati delle SERP di Google. L’obiettivo dell’indagine? Scovare le eventuali correlazioni tra alcuni elementi presenti nei contenuti e il posizionamento dei contenuti nei primi dieci risultati del motore di ricerca.

Sono emerse undici correlazioni significative, che vi elenco sotto. Prima, però, devo fare una premessa importante: una correlazione non è necessariamente una causa. In altri termini: se lo studio ha scoperto una correlazione tra un certo elemento e il buon posizionamento su Google dei contenuti che presentano quell’elemento, non è per forza detto che quell’elemento sia un fattore certo di posizionamento per Google. Diciamo che il sospetto è forte, ma che manca la certezza assoluta.  🙂

D’altronde, nessuno conosce la formula esatta dell’algoritmo di Google. Quindi, se mi passate la similitudine dal sapore filosofico, la SEO è una disciplina eternamente costretta a rincorrere la verità, senza mai possederla del tutto.  🙂

Ecco dunque le correlazioni che l’indagine di BackLinko ha messo in evidenza:

 

  1. I link in ingresso (backlink) si confermano un fattore potetissimo per un buon posizionamento nelle SERP di Google. La correlazione tra il numero di link che un contenuto riceve e il suo buon posizionamento su Google è risultata addirittura la più forte correlazione tra i fattori analizzati dallo studio.
  2. Tanto più un sito è autorevole, tanto meglio i suoi contenuti si posizionano su Google. Anche qui nulla che non si sapesse già.
  3. I contenuti estremamente focalizzati su un argomento si posizionano meglio su Google rispetto ai contenuti che trattano lo stesso argomento ma in modo più superficiale.
  4. I contenuti lunghi si posizionano meglio su Google di quelli corti. Per la lingua inglese, i contenuti che occupano la prima pagina hanno, in media, una lunghezza di 1890 parole.
  5. L’HTTPS è un fattore che incide sul posizionamento in Google.
  6. Adoperare i markup di microdati di Schema non influenza il posizionamento dei contenuti nelle SERP di Google.
  7. Aggiungere un’immagine a un contenuto testuale implica un miglioramento del posizionamento su Google. Tuttavia, aggiungere altre immagini oltre la prima non ha evidenziato particolari ulteriori benefici.
  8. C’è una correlazione davvero piccola tra il posizionamento su Google e l’uso nel tag title delle keyword. Questa è una sorpresa. Sembrerebbe che il tag title ne esca depotenziato come fattore di posizionamento. Una cosa che ho sentito dire già altrove. Forse perché Google si appoggia oramai in gran parte all’analisi semantica dei testi delle pagine web?
  9. La velocità di caricamento delle pagine web ha una grande importanza: i contenuti che si caricano velocemente si posizionano meglio su Google di quelli che si caricano lentamente.
  10. Nonostante il lancio di Google Penguin e dei suoi successivi aggiornamenti, i link che hanno ancore del tipo “exact match” continuano a essere i più potenti in chiave SEO.
  11. Una frequenza di rimbalzo bassa è associata a un buon posizionamento nelle SERP di Google.

 

Sono dati molto interessanti, vero? Vorrei spendere qualche parola di commento su quanto emerso a proposito dei contenuti lunghi, poiché lo studio ha evidenziato una correlazione tra la lunghezza dei contenuti e un buon posizionamento su Google. Ecco il grafico che si ricava dai dati statistici:

 

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La prima osservazione da fare è che l’indagine ha riguardato i contenuti in lingua inglese. Per i contenuti in lingua italiana, la mia esperienza quotidiana indica che i valori in gioco sono molto più bassi. In genere, un contenuto web di un migliaio di parole potrebbe essere sufficiente per posizionarsi in prima pagina su Google. Dico in genere perché nelle SERP competitive, in cui i primi hanno comprato tonnellate di link, si gioca un altro tipo di partita.  🙂

Ma quali sono i motivi per cui i contenuti lunghi tenderebbero a posizionarsi meglio su Google rispetto ai contenuti corti? La ragione non sta nel fatto che i contenuti lunghi, ricevendo statisticamente più condivisioni sui social network, vengono per questo privilegiati da Google. In effetti, al momento, Google non sembra adoperare le interazioni social per determinare il posizionamento dei contenuti nelle sue SERP.

È invece più verosimile un’altra interpretazione. Probabilmente, Google vede un contenuto lungo come un tentativo di fornire agli utenti un articolo di reale qualità. Google potrebbe cioè ragionare in questo modo: “Se il webmaster ha pubblicato un contenuto più lungo rispetto alla media dei contenuti scritti su quello specifico tema, allora la sua intenzione era verosimilmente quella di creare valore per il pubblico della nicchia“. Da qui, con ogni probabilità, il conseguente premio di posizionamento da parte del motore di ricerca.

Ma forse la verità è più vicina a quest’altra interpretazione. Un contenuto web lungo aiuta Google a farsi un’idea più precisa del tema trattato e della sua pertinenza rispetto al target per cui è stato scritto. Perché? È facile ipotizzarlo: chi scrive un contenuto lungo adopera quasi sicuramente un maggior numero di termini che appartengono a un certo contesto semantico. E questo aiuta parecchio Google a catalogare con più precisione il contenuto. E, se il contenuto lo merita, gli fa ottenere un premio più facilmente.

Ecco, queste sono le undici indicazioni che sono emerse dallo studio condotto da BackLinko. A me hanno più che altro impressionato due correlazioni. La prima è quella che ha evidenziato un depotenziamento del tag title per quanto riguarda la sua efficacia nella SEO. La seconda è quella sul maggior gradimento da parte di Google dei contenuti lunghi. Per la verità , questa seconda cosa la sapevo già, me è sempre interessante avere conferme, soprattutto in termini numerici.

E tu, che cosa ne pensi di questi dati? Concordi sulla lettura dei dati? Hai notato le stesse cose sui siti web, sui blog aziendali e sugli e-commerce che gestisci? Lascia la tua opinione in un commento qui sotto!

 

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SEO Google SERPQuesto post sugli elementi che rendono credibile e autorevole un business blog è stato scritto da Alessandro Scuratti, content specialist e business blogger.
Da oltre 20 anni mi occupo di comunicazione per le aziende, come business writer e come content creator. Dal 2011, gestisco questo mio blog personale, visitato da migliaia di persone ogni giorno. Sono anche l’autore del libro “Scrivere per il web 2.0”.
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