Pare che siano circa duecento i fattori che l’algoritmo di Google considera per determinare il posizionamento di una pagina web nelle sue SERP. C’è chi ha provato a metterli tutti nero su bianco, come ha fatto Backlinko. Il risultato è una vera e propria mappa delle cose che contano di più in ambito SEO.
C’è da dire che classifiche di questo tipo sono tutt’altro che precise. Innanzitutto, perché l’algoritmo di Google non è noto. In secondo luogo, perché queste liste dipendono spesso dai metodi di classificazione scelti da chi le compila. Che significa? Per esempio, l’ottimizzazione del tag description è un elemento sicuramente da inserire nella classifica. Ma può essere anche suddiviso in almeno altri quattro elementi:
- Keyword proximity nel testo del tag description.
- Keyword prominence nel testo del tag description.
- Presenza delle keyword per cui si ottimizza la pagina web nel testo del tag description.
- Capacità del testo del tag description di catturare l’attenzione degli utenti di Google, facendo cliccare il link alla pagina web del contenuto.
Insomma: le classifiche dipendono troppo spesso dai gusti di chi le fa. Ciò non toglie che lo sforzo di Backlinko è stato così notevole da meritare una segnlazione. D’altro canto, anch’io ho dedicato una pagina di questo blog alle tecniche di search engine optimization, cercando di riassumere le principali. In effetti, si è presi ogni tanto dalla tentazione di dare una classificazione di stampo enciclopedico al proprio lavoro. 🙂
È dunque arrivato il momento di vedere la lista delle tecniche SEO che permettono di posizionarsi in alto nelle SERP di Google. Un piccola sorpresa: i fattori del posizionamento sono in realtà duecentodue. Ve li espongo senza troppi fronzoli, a voi l’approfondimento nell’infografica:
- Età del dominio.
- Keyword nel nome del dominio.
- Keyword come prima parola nel nome del dominio.
- Lunghezza temporale della “expiration date” di un dominio.
- Keyword nel nome del sottodominio.
- Storia del dominio (quanti cambi di proprietà? Ci sono stati periodi di inattività?).
- Dominio a corrispondenza esatta (per esempio, www.keyword.it).
- WhoIs privato contro pubblico (se è privato, hai qualcosa da nascondere?).
- Proprietario del dominio identificato da Google come uno spammer.
- Estensione TLD della nazione (può aiutare a posizionarsi meglio nella nazione).
- Keyword nel tag title.
- Keyword prominence nel tag title.
- Keyword nel tag description.
- Keyword nel tag H1.
- Frequenza delle keyword nel testo del contenuto web.
- Lunghezza del contenuto web.
- Keyword density.
- Presenza di keyword nel testo che aiutino a contestualizzare il tema del conenuto web.
- Presenza di keyword nel tag title e nel tag description che aiutino a contestualizzare il contenuto web.
- Velocità di caricamento della pagina web.
- Contenuti duplicati.
- Rel Canonical.
- Velocità di caricamento di una pagina web con Google Chrome.
- Ottimizzazione delle immagini.
- Aggiornamento della pagina web.
- Aggiornamento di intere sezioni della pagina web.
- Frequenza degli aggiornamenti di una pagina web.
- Keyword prominence nelle prime cento parole di un contenuto.
- Keyword nei tag H2 e H3.
- Ordine di composizione delle keyword (per esempio: “contenuti di qualità” o “qualità dei contenuti”).
- Qualità degli outbound link.
- Outbound link in tema con i contenuti della pagina web.
- Ortografia e grammatica corrette.
- Originalità e pertinenza dei contenuti.
- Contenuti realmente esaustivi per il lettore.
- Numero di outbound link.
- Presenza di elementi multimedia: immagini, video ecc.
- Numero di link interni che puntano alla pagina web.
- Qualità dei link interni che puntano alla pagina web.
- Link rotti.
- Leggibilità dei contenuti e loro livello di comprensibilità.
- Link provenienti da siti web affiliati.
- Errori HTML e validazione W3C.
- Autorità dell’host.
- PageRank della pagina web.
- Lunghezza dell’URL della pagina web.
- Profondità della pagina nella struttura del sito web.
- Contenuti scritti da/per esseri umani.
- Categoria della pagina web ben specificata.
- Tag di WordPress.
- Keyword nell’Url della pagina web.
- Architettura dell’URL (troppi slash non vanno bene).
- Citazione delle fonti.
- Presenza di elenchi puntati ed elenchi numerati.
- Priorità della pagina web nella sitemap.
- Troppi outbound link.
- Quantità di altre keyword ben posizionate su Google.
- Età della pagina web.
- Layout di pagina usabile.
- Parking domain.
- Presenza di contenuti di qualità.
- Presenza della pagina dei contatti.
- Trust del dominio.
- Architettura del sito web.
- Frequenza di aggiornamento del sito web.
- Numero di pagine del sito web.
- Presenza di una sitemap.
- Uptime del sito web.
- Server location.
- SSL Certificate per siti di e-commerce.
- Presenza delle pagine “Termini di servizio” e “Privacy”.
- Contenuti duplicati all’interno del sito web.
- Presenza delle briciole di pane per la navigazione.
- Ottimizzazione per la navigazione mobile.
- Presenza di video di YouTube.
- Web usability del sito.
- Utilizzo di Google Analytics e di Google Webmaster Tools.
- Reputazione online del sito web.
- Età dei siti web che linkano il sito.
- Numero dei link che provengono da più domini.
- Numero di link che provengono da differenti C-Class IP.
- Numero di pagine web linkate.
- Presenza dell’alt tex per le immagini.
- Link da siti web .edu e .gov.
- PageRank delle pagin che linkano il sito web.
- Autorità del sito web che linka.
- Link da pagine web competitor nella stessa SERP.
- Condivisioni della pagina web sui social network.
- Link da siti web spam.
- Presenza di guest post.
- Presenza di link alla home page.
- Link nofollow.
- Varietà dei link in ingresso.
- Presenza di link sponsorizzati.
- Presenza di link “embedded”.
- Più redirect 301 a una stessa pagina web.
- Anchor text dei link in ingresso.
- Anchor text dei link interni.
- Attributo “title” dei link.
- Estensione del dominio dei siti linkanti.
- Posizione del link all’interno del contenuto (un link a inizio contenuto ha più valore di un link alla sua fine).
- Presenza del link nel testo del contenuto (anziché, per esempio, nel footer della pagina web).
- Link proveniente da un sito web della stessa nicchia.
- Link proveniente da una pagina web che parla dello stesso argomento.
- Testo intorno al link.
- Keyword presenti nel “title” del link.
- Alta velocità di caricamento del link.
- Bassa velocità di caricamento del link.
- Link da pagine molto autorevoli su un argomento di una nicchia.
- Link da siti web molto autorevoli.
- Link da Wikipedia.
- Pertinenza delle parole intorno al link.
- Età del backlink.
- Link da siti web aggiornati frequentemente.
- Profilo dei link naturale.
- Troppi link reciproci.
- Link da User Generated Content.
- Link da redirect 301.
- Pagina web che supporta i microformati Schema.org.
- Sito web iscritto in DMoz.
- Sito web presente nella directory di Yahoo!.
- Numero di link esterni presenti nella pagina web che linka il sito web.
- Sito web assimilabile a un forum.
- Numero di parole nel contenuto web della pagine che linka.
- Presenza di contenuti di qualità nella pagina web che linka.
- Ripetizione del link nella stessa pagina.
- CTR della pagina web per una keyword nella SERP di Google.
- CTR di tutte le keyword del sito web.
- Frequenza di rimbalzo.
- Varietà del traffico web diretto alla pagina.
- Numero di visitatori di ritorno.
- Blocked sites.
- Inserimento nei “preferiti” di Google Chrome.
- Visite da Google Toolbar.
- Numero di commenti.
- Tempo speso sul sito web dai visitatori.
- Importanza della query per gli utenti di Google.
- Eventuale ambiguità della keyword per particolari query.
- Numero di utenti che frequentano abitualmente il sito web.
- Abitudini di ricerca degli utenti web.
- Geo targeting.
- Safe search.
- Contenuto condiviso su Google Plus.
- Rispetto delle norme di copyright.
- Domain diversity.
- Presenza nelle query relative all’e-commerce.
- Local Search.
- Presenza nelle News di Google.
- Sito web di un grande brand.
- Sito web che appare nelle SERP organiche della categoria “shopping”.
- Presenza in Google Immagini.
- Keyword del sito web molto brandizzate.
- Numero di tweet.
- Autorità dell’account Twitter che ha fatto retweet.
- Numero di “Mi piace” da Facebook.
- Numero di condivisioni via Facebook.
- Autorità dell’account Facebook.
- Numero di pin su Pinterest.
- Numero di citazioni sui siti web di social sharing.
- Numero di “+1” su Google Plus.
- Autorità dell’account su Google Plus che condivide la pagina web.
- Autorship dell’account su Google Plus che condivide la pagina web.
- Testo intorno al link sull’account che condivide.
- Presenza di attività social sul sito web.
- Nome del brand negli anchor text.
- Ricerche inerenti al nome del brand.
- Il sito web ha una pagina Facebook con molti “Mi piace”.
- Il sito web ha un profilo Twitter con molti follower.
- Il brand ha un profilo LinkedIn.
- I dipendenti aziendali hanno un profilo LinkedIn.
- Quantità dell’interazione del brand sui social media.
- Quantità di menzioni attuali dal brand.
- Quantità di menzioni ricevute dal brand in forma di news.
- Numero di iscritti all’RSS del sito web del brand.
- Brand geolocalizzato (indicazione fisica di sedi e uffici).
- Brand citato da SEOmoz.
- Contenuti web a prova di Google Panda.
- Acquisizione di link in ingresso.
- Reindirizzamenti sospetti.
- Sito web con pop up, pop under o toppa pubblicità.
- Sito web sovra ottimizzato.
- Pagine web sovra ottimizzate.
- Troppe pubblicità sopra la piega.
- Affiliate link.
- Siti web affiliati.
- Presenza di contenuti web auto generati.
- PageRank sculpting.
- Indirizzo IP segnalato come spam.
- Keyword stuffing nei meta tag.
- Impennata improvvisa del numero di link in ingresso.
- Penalizzazione a causa di Google Penguin.
- Link da commenti nei blog e nei forum di scarsa qualità.
- Elevato numero di link da siti web non a tema.
- Ricezione da parte di Google Webmaster Tools di un avviso di “Unnatural links”.
- Elevato numero di link dalla stessa classe C di indirizzi IP.
- Anchor text contenete keyword associabili allo spam.
- Penalizzazione manuale da parte del team di Google.
- Penalizzazione da vendita di link.
- Penalizzazione da Google Sandbox.
- Sbalzi di posizionamento dovuti a Google Dance.
- Utilizzo del Disavow Tool.
- Reconsideration Request per Google.
Ecco, questi sono i duecentodue fattori che contano nella search engine optimization secondo l’infografica. Un bel minestrone SEO, vero? 🙂 In effetti, il merito principale di questo lavoro di classificazione è più che altro il tentativo di delineare i limiti della materia. Descriverla perfettamente e puntualmente è in ogni caso un obiettivo praticamente irraggiungibile e, di conseguenza, pretenzioso.
E tu che cosa ne pensi di classifiche SEO di questo tipo? Ne conosci altre, più complete o più precise? A tuo giudizio, ha senso stendere elenchi come questo che tentano di illustrare quali sono tutti i fattori che hanno un ruolo nella search engine optimization?
è un elenco di condizioni che possono influire sul posizionamento nel ranking di Google. Fintantoché c’è Google, ovviamente. Ma il Web non inizia e finisce con Google. 🙂
E’ un elenco sicuramente valido e degno di nota…poi, proprio perché si tratta di un algoritmo e ogni fattore che concorre a determinare il posizionamento viene più o meno “misteriosamente” ponderato da google, sappiamo tutti che se ad esempio possiamo contare su un link anche non ottimizzato in ingresso da un dominio in trust questo ci permetterà di creare, entro certi limiti, una pagina anche sovraottimizzata e con un url lungo e con diversi slash senza che questo intacchi più di tanto il nostro risultato nelle serp… il bello di google è anche questo.. le combinazioni possibili per ottenere un buon posizionamento sono infinite, ne convieni?
Ciao Stefano,
In effetti, questo è il bello della SEO, almeno a mio giudizio! 🙂 Non esiste una ricetta sempre valida e, inoltre, le variazioni dell’algoritmo tendono a rimescolare le carte continuamente. Per me è affascinante questo lato pionieristico della disciplina.