Frequenza di rimbalzo: un parametro davvero così importante?

che cos'è la frequenza di rimbalzoOggi farò alcune considerazioni sulla frequenza di rimbalzo (detta anche bounce rate). Perché sento spesso parlare di questo parametro. E parecchie volte gli si dà un’attenzione che a me pare proprio esagerata.

Che misurare la quantità di rimbalzi che un sito riceve sia importante è fuor di dubbio. Mi sembra però pericoloso dare un peso eccessivo a questo fattore. Ma prima di esporre le mie considerazioni al riguardo credo che sia giusto spiegare che cos’è la frequenza di rimbalzo. Google Analytics la definisce come un parametro che “indica la percentuale di visite di una sola pagina, vale a dire le visite in cui la persona (cioè l’utente web) esce dal sito dalla stessa pagina in cui è entrata”.

Vi anticipo subito che questa definizione di bounce rate non mi piace proprio. Secondo me, per avere un qualche valore, dovrebbe contenere anche un’indicazione temporale. Spiegherò ora perché e che cosa intendo dire in particolare.

Leggo spesso affermazioni come: “Se il tuo sito o il tuo blog hanno una frequenza di rimbalzo alta, vuol dire che non sai creare contenuti di qualità”. Oppure: “La frequenza di rimbalzo media per un qualsiasi progetto online è tra il 50% e il 60%. Se ti trovi in questo intervallo, sei nella media. Se sei sopra, preoccupati seriamente. Se invece ti trovi sotto, complimenti: hai fatto un bel lavoro”. Non sono d’accordo su questi giudizi. Perché un sito web o un business blog possono avere una frequenza di rimbalzo ben sopra il 60% ed essere comunque progetti online seri e apprezzati.

Facciamo un esempio legato a questo blog. Comunicare sul web si occupa di comunicazione online. Però, ogni tanto, faccio uno strappo alla regola e mi occupo anche di comunicazione offline, cioè tradizionale. Lo so: quando devio dalla linea editoriale del blog faccio una cosa che non si dovrebbe fare. Ma prima di diventare un web content editor ero un redattore – e lo sono ancora! –, e la mia vecchia natura, di tanto in tanto, esce allo scoperto e si impone.  🙂

frequenza di rimbalzoMa torniamo all’esempio che vorrei fare. In questo blog dedicato alla comunicazione online, ho scritto un post su come progettare una lettera formale. Il post è in prima pagina di Google e riceve migliaia di visite ogni mese. La frequenza di rimbalzo del post è superiore all’87%. Però, il tempo medio speso sulla pagina dai visitatori è di 16 minuti e 51 secondi. A questo punto, vi faccio una domanda. Secondo voi, questo post ha successo o no?

Secondo me, il post ha un successone! I visitatori lo leggono – studiano? – per oltre un quarto d’ora. E siccome il documento riceve migliaia di visite mensili, i numeri rendono la mia lettura corretta. Cioè: il post non riceve solo 7-8 visite al mese, di cui una è stata di 2 ore e le altre di pochi secondi. Fosse così, si potrebbe pensare che chi ha speso 2 ore di tempo sul post si è in realtà dimenticato di chiudere la finestra aperta. In realtà, le migliaia di visite mensili permettono di dare ben altra chiave di lettura a quei 16 minuti e 51 secondi. Insomma: la frequenza di rimbalzo, così come la definisce Google Analytics, è un parametro da maneggiare con estrema cautela.

consigli per abbassare la frequenza di rimbalzoPenso infatti che la frequenza di rimbalzo, se considerata da sola, non sia un dato abbastanza significativo. Non può essere perciò vista come un indicatore incontestabile del successo di un sito o di un blog. Un blog ha una frequenza di rimbalzo media dell’85%? E allora? Che significa questo parametro da solo? Magari si tratta di un blog aggiornato quotidianamente: i suoi lettori lo visitano tutte le mattine e, letto il post del giorno, se ne vanno. Perché mai dovrebbero rileggere ogni giorno anche i vecchi post già letti? Hanno fruito del contenuto giornaliero, torneranno domani! Ma questo la frequenza di rimbalzo, da sola, non lo può registrare.

Anche perché, con la lettura attraverso RSS e altri sistemi analoghi, i visitatori che arrivano sul sito sono lì per leggere solo uno specifico articolo o post! Insomma: la frequenza di rimbalzo, da sola, difficilmente può essere considerata un parametro significativo. Non è abbastanza oggettiva. Perciò, occorre sempre incrociarla con altri dati. Soprattutto quelli che mostrano quanto tempo durano le visite sulle singole pagine.

La definizione di frequenza di rimbalzo che dà Google Analytics dovrebbe perciò contenere un’indicazione temporale per essere utile. Così com’è, rischia di essere inutilizzabile. Per me, la definizione dovrebbe modificarsi così: “La frequenza di rimbalzo corrisponde alla percentuale di visite di una sola pagina che si chiudono prima di 30 secondi”. In sostanza: se vedi una sola pagina del mio blog e te ne vai entro 30 secondi, presumibilmente non hai gradito i miei contenuti web. Ma se resti sul post quasi 17 minuti, allora non è possibile parlare di rimbalzo!

Non sei convinto delle mie parole e la frequenza di rimbalzo continua a essere un parametro che ti angoscia? Non devi preoccuparti. Adesso arriva qualche consiglio su come abbassarla nel tuo sito web o nel tuo blog aziendale.  🙂

 

Frequenza di rimbalzo: quali consigli per abbassarla?

Per abbassare la frequenza di rimbalzo di un sito web o di un blog si possono fare diverse cose. Ecco un elenco di consigli che sono sicuramente molto efficaci:

  • bounce rate di un sito webAssicurati di creare contenuti di qualità per i visitatori della tua nicchia. Ciò significa creare contenuti web originali, pertinenti, interessanti per il tuo pubblico. È il consiglio numero uno per abbassare la frequenza di rimbalzo di qualsiasi sito o blog!
  • Verifica che le keyword per le quali hai ottimizzato il tuo sito web (o il tuo blog) siano effettivamente le keyword che cercano gli utenti della tua nicchia. Altrimenti, rischi di deludere chi ha cliccato sul tuo link nelle SERP di Google: gli hai promesso una cosa, ma poi gliene dai un’altra quando arriva sulla tua pagina web!
  • Inserisci in ogni pagina una o più call to action, per invogliare il visitatore a leggere altri articoli del tuo sito o altri post del tuo blog.
  • Inserisci molti link interni nei tuoi contenuti web. Pensali come link di approfondimento a contenuti su altre pagine del tuo sito.
  • Non esagerare con la grafica inutile. Una certa sobrietà è sempre raccomandata. Se esageri con i colori o con l’impatto della grafica, renderai il sito o il blog poco piacevole all’occhio. Un layout troppo aggressivo o pasticciato scoraggerà i visitatori dal proseguire la navigazione, alzando di conseguenza la frequenza di rimbalzo. In sostanza: segui le norme più comuni della web usability!
  • Crea una navigazione chiara e intuitiva. Il visitatore non deve perdere tempo a cercare le informazioni: le deve trovare in maniera comoda e veloce. Ecco un’altra regola di web usability che contribuisce ad abbassare la frequenza di rimbalzo di siti e blog.
  • Abbassa il tempo di caricamento delle tue pagine web. Un visitatore non deve esser costretto ad aspettare troppo tempo perché le pagine si carichino. Altrimenti se ne andrà.
  • Crea una buona struttura per le tue pagine web. Significa che i tuoi articoli o post devono avere un titolo, dei sottotitoli, dei paragrafi ben spaziati ecc. Insomma: si tratta di applicare le regole del web writing. In effetti, una frequenza di rimbalzo più bassa è legata anche a una buona leggibilità dei contenuti web.
  • Inserisci in fondo ai tuoi articoli o ai tuoi post, i cosiddetti articoli correlati. Si tratta di link ad altri contenuti web del sito o del blog affini a quelli che il visitatore ha appena letto.
  • Non abusare dei link esterni. I visitatori potrebbero essere tentati di credere che i contenuti web migliori si trovino altrove!

 

Queste erano dunque le mie considerazioni sulla frequenza di rimbalzo e i miei consigli su come abbassarla. Condividi le mie idee e i miei suggerimenti? Lascia un commento con le tue osservazioni su questo parametro. Sei anche tu un webmaster o un blogger che dedica molto tempo ed energie per abbassare la frequenza di rimbalzo?

 

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che cos'è la frequenza di rimbalzoQuesto post che analizza quanto è davvero importante un paramentro come la frequenza di rimbalzo (bounce rate) di un sito web, un e-commerce o un blog è stato scritto da Alessandro Scuratti, content specialist e business blogger.
Da oltre 20 anni mi occupo di comunicazione per le aziende, come business writer e come content marketer. Dal 2011, gestisco questo mio blog personale, che raccoglie migliaia di visite al giorno. Sono l’autore del libro Scrivere per il web 2.0.
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10 pensieri su “Frequenza di rimbalzo: un parametro davvero così importante?

  1. Roberto

    ciao sono perfettamente d’accordo suulle considerazioni fatte suulla frequenza di rimbalzo. Se ad esempio provi, come noi SITEUNDER di Aruba la frequenza di rimbalzo sale alle stelle perchè siteunder non funziona ti apre il tuo sito sotto ad uun altro sito ed è una vera rottura. ti porta una falsa presenza al sito, sono solo aperture che duurano 2/3 sec e ti sballano completamente la frequenza di rimbalzo.
    Consiglio non usate siteunder di Aruba

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  2. Donatella Gaeta

    Sono una blogger da poco più di una settimana, ma mi sto già dando molto da fare! Siccome parto proprio da 0 escluso qualche cenno sull’html studiato all’università, non conosco molte cose sulla programmazione e sulla gestione di un blog. Devo ammettere che dalla spiegazione data da Google analytics sembrava quasi un sacrilegio avere la frequenza di rimbalzo alta; con il tuo post ho finalmente capito che non è una delle 7 piaghe! Esaustivo al massimo! Ti ringrazio

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  3. Federica

    Ciao! Articolo molto bello, scritto molto bene, si ‘sente’ che sei prima redattore che blogger! Io sono novizia, pochi mesi di esperienza, oggi ho avuto i miei primissimi dati da Analytics e sono approdata qui per capire se 40% di rimbalzo fosse troppo e.. Sorpresa!!! Va benissimo!! Certo che senza masticare per nulla il codice è difficile!! E tutto da sola, poi.. Per fortuna ci sei tu e gli altri blogger come te a dare una mano.. Santa!
    Ho un consiglio da chiedere: per ora il mio blogghino è l’equivalente di una rivista specializzata sull’argomento, offre una selezione accurata di progetti di altri. L’ho aperto per passione. A me piace, è ciò che da appassionata cercavo e cerco sul web, ma… Dato che sta crescendo, solletica anche l’immaginazione.. Può arrivare secondo te a darmi un reddito minimo, in prospettiva? E se si, in quale direzione? Ciao!

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  4. Zod

    Secondo me la frequenza di rimbalzo deve essere valutata solo in base al tipo di sito web. Una frequenza alta è grave se per esempio è importante che gli utenti, una volta giunti nel sito, scorrano di pagina in pagina (es: un catalogo prodotti, un sito promozionale con varie pagine di spiegazione), significa che perdono interesse, non gradiscono. Altrimenti, se il sito prevede contenuti per risolvere problemi specifici, non reputo il rimbalzo tanto significativo, semplicemente le pagine assolvono al loro scopo (blog tecnici, repository di download), non significa che gli utenti non gradiscano, bisogna guardare altri parametri. Il tuo esempio quindi calza a pennello.

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