La vittoria del burocratese sul linguaggio semplice e chiaro?

burocrateseSu La Repubblica di oggi, Francesco Merlo scrive un articolo – che vi invito a leggere – in cui ci dà una notizia agghiacciante. In breve: dopo dodici anni è stata abolita la norma di legge che obbligava  i funzionari della Pubblica Amministrazione “ad adottare un linguaggio chiaro e comprensibile”. Lo scopo di quell’obbligo era tanto ambizioso quanto nobile: evitare ai cittadini la fatica di decifrare – manco fossero dei geroglifici! – i documenti degli uffici pubblici.

Chiunque ami la semplicità e la chiarezza espressive – segni inequivocabili non solo di civiltà e di rispetto per il prossimo, ma anche di sensibilità civica e di democrazia – deve sentirsi in lutto. La norma era stata introdotta con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 165/2001.

Non si può dirla se non con queste parole: è un disastro. Merlo stesso, è molto esplicito nel commentare l’illusione che la scrittura chiara soppiantasse il burocratese: “Così non è stato, malgrado fossero stati promessi una task force di esperti con un numero di telefono ‘sos lingua’ e la predisposizione di modelli prestampati di chiarezza (…) L’operazione ‘parlare chiaro’ è davvero una bruciante sconfitta. Il burocratese ha vinto”.

È un colpo durissimo per un fan come me della semplicità, della chiarezza e del Vocabolario di base della lingua italiana. Ora che cosa ci dovremo aspettare? Torneranno di moda parole ed espressioni arcaiche e ammuffite come all’uopo o obliterare? Ci toccherà nuovamente leggere frasi di lunghezza interminabile, composte da cento e più parole?

Dal canto mio, nella mia scrittura quotidiana e su questo blog, continuerò a battermi per una scrittura semplice e comprensibile. In effetti, se anche la chiarezza espressiva non sarà più un obbligo negli uffici pubblici, tutti noi possiamo comunque sforzarci di parlare semplice. In questo modo, possiamo provare a dar vita a un cambiamento che viene dal basso. Dopo tutto, nella lingua italiana funziona proprio così: i cambiamenti grammaticali nascono dall’uso quotidiano. Mi spiego meglio: che cosa succede quando le persone cominciano in massa a trasgredire una regola grammaticale? Col tempo, quell’abitudine scorretta diventa una nuova norma, che sostituisce la vecchia.

Insomma: potremmo fare così anche noi tutti. Potremmo cioè diventare dei rivoluzionari della scrittura e, col tempo, contagiare la Pubblica Amministrazione!  🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*