Quando usare il passato remoto e quando invece il passato prossimo? Saper dare una risposta sicura a questa domanda è indispensabile non solo ai redattori e ai web writer, ma a chiunque voglia parlare e scrivere in italiano corretto.
Cominciamo col dire che la differenza tra passato remoto e passato prossimo, entrambi tempi verbali del modo indicativo, non è sempre così chiara. Soprattutto nella lingua parlata, sono le abitudini regionali a farla da padrone. Così, al Nord c’è generalmente una abuso del passato prossimo. Il passato remoto non è praticamente mai usato. Al Sud, al contrario, si tende a usare di più il passato remoto.
Secondo la grammatica italiana, questi due opposti atteggiamenti sono scorretti. C’è infatti differenza tra passato remoto e passato prossimo. E tale differenza andrebbe rispettata, sia nella lingua parlata che in quella scritta.
Devo ammettere che io sono tra i primi a non rispettare la grammatica. Poiché sono lombardo, nel parlare uso solo il passato prossimo. E tendo a trasportare questa abitudine anche nella scrittura. Il risultato è che uso pochissimo il passato remoto, preferendogli il passato prossimo anche nei casi in cui ciò è improprio.
La differenza tra passato remoto e passato prossimo
Stabiliamo allora qual è la differenza tra questi due tempi verbali del modo indicativo e quando si deve usare l’uno o l’altro. Il passato remoto è usato per indicare fatti considerati avvenuti in un passato oramai lontano e privo di rapporti con il presente, inteso come il momento in cui si parla o si scrive. Il passato prossimo è invece un tempo verbale che indica fatti che continuano ad avere un’influenza di qualche tipo sul presente. Insomma: nella scelta dell’uso conta non tanto la distanza temporale del fatto, ma la distanza psicologica percepita da chi parla o scrive.
Anche se, in modo improprio, solitamente si dà per scontato che eventi lontani nel tempo siano distanti anche psicologicamente – e quindi si è portati a usare il passato remoto –, mentre eventi vicini abbiano un maggior coinvolgimento psicologico – e quindi si è spinti a usare il passato prossimo per descriverli.
La conseguenza di quanto detto sopra è che la scelta tra l’uso del passato prossimo e quello del passato remoto non è facile, soprattutto in alcune situazioni. In effetti, come si è visto, pensare a un uso che dipenda solo dalla lontananza nel tempo dell’azione non è un criterio sempre valido. Non è perciò possibile usare il passato remoto solo perché l’azione fa riferimento a tanto tempo fa. In effetti, esistono circostanze in cui è corretto usare il passato prossimo anche se i fatti si sono svolti in epoche remote.
Facciamo un esempio. “Alessandro Manzoni nacque in Lombardia” è una frase che necessita il passato remoto, perché si tratta di un avvenimento legato al passato e senza più legami o influenze sul presente. “Le opere di Alessandro Manzoni hanno insegnato a molti” è invece una frase che necessita del passato prossimo, perché il fatto ha conseguenze anche nel presente: le opere del Manzoni continuano a essere significative e a insegnare anche oggi.
Facciamo un altro esempio. Prendiamo la stessa frase e proviamo a coniugarla una volta al passato remoto e l’altra al passato prossimo. Se dico “Da ragazzo, vissi un anno a Milano”, uso il passato remoto e dunque voglio esprimere che il fatto è percepito come distante dall’esperienza presente. Se invece dico “Da giovane, ho vissuto un anno a Milano”, uso il passato prossimo e quindi voglio indicare che l’evento è percepito come vicino a me, perché ne ho un ricordo vivido, perché le sue conseguenze influenzano ancora il mio presente.
Qualche curiosità che riguarda il passato remoto e il passato prossimo
Un paio di curiosità. La prima. Sembra che alcuni studiosi abbiano azzardato la seguente previsione: in futuro, il passato prossimo soppianterà il passato remoto, sostituendolo completamente, un po’ come è successo nella lingua francese.
La seconda curiosità. Alcuni studiosi avevano proposto la Regola delle 24 ore per distinguere l’uso tra passato remoto e passato prossimo. Secondo questa norma, gli eventi successi da oltre ventiquattro ore dovevano essere indicati con il passato remoto, quelli più recenti con il passato prossimo. Questa regola non ha però trovato applicazione, proprio perche la differenza tra i due tempi verbali non è temporale ma psicologica.
Altre differenze tra il passato remoto e il passato prossimo
Oltre alla discriminante di tipo psicologico – che è il fattore più importante per decidere quale usare tra i due tempi verbali –, esistono anche altre differenze tra passato remoto e passato prossimo. Queste differenze sono già state citate sopra, ma vale la pena di ripeterle in modo più ordinato in questo paragrafo:
- Il passato prossimo è in genere preferito nella lingua parlata, che è sempre più informale di quella scritta. Per esempio, questo tempo verbale è adoperato spesso nei dialoghi tra familiari o tra amici. Il passato remoto è invece preferito nella lingua scritta, che è molto più formale della comunicazione orale.
- Nell’Italia del Nord il passato prossimo è usatissimo nella lingua parlata, anche quando il suo uso dà origine a errori grammaticali. Nell’Italia del Sud, invece, prevale l’uso del passato remoto, anche perché in alcuni dialetti meridionali il passato prossimo non esiste.
- Abbiamo già detto che nella lingua parlata si sta manifestando sempre più la tendenza a sostituire il passato remoto con il passato prossimo. Come conseguenza di ciò, l’uso del passato remoto sta assumendo un connotato negativo. In effetti, chi usa questo tempo verbale dà l’impressione di essere troppo formale e antico, mentre chi usa il passato prossimo tende ad apparire più informale e più adeguato alle esigenze espressive della vita quotidiana.
Ecco, questa la differenza tra passato remoto e passato prossimo secondo la grammatica. La conoscevi già? Come usi questi due tempi verbali dell’indicativo? Adoperi il passato remoto e il passato prossimo correttamente nella lingua parlata? E in italiano scritto? Lascia un commento per condividere con noi la tua esperienza!
Se dico ” L’ho cercata perchè notai la sua assenza” è una frase corretta? Perchè? grazie, Placido
Ciao Placido,
La tua frase è corretta, se intendevi dare la sfumatura che ipotizzo sotto.
“Notai la sua assenza” significa che, in un momento preciso del passato, ti sei accorto della mancanza di una persona, e usi giustamente il passato remoto per dirlo.
“L’ho cercata” è invece un passato prossimo, cioè un tempo verbale che si usa quando l’azione ha un valore che si proietta nell’attualità. Quindi, il messaggio che dai è che non l’hai trovata ancora. Se tu l’avessi trovata (o avessi smesso di cercarla), avresti invece detto “La cercai”, col passato remoto, perché l’azione si era esaurita nel passato, qualunque fosse il suo esito.
Comunque, per poter rispondere alla tua domanda con più precisione bisognerebbe sapere quanto tempo prima sono successi gli avvenimenti.
Lo scritto incriminato è questo:
ALBUM
Ho perduto una tua foto,
era la più nitida di tutte,
l’unica in cui tu sorridevi.
L’ho cercata
perchè notai subito
il distacco di quell’attimo
che un tempo era diventato mio.
Risfogliai l’album
e ne vidi una simile,
scorgendo in fretta
quel lieve dettaglio
che la differiva
e mutava ogni cosa.
Continuerò la ricerca
e solo quando
quel piccolo frammento
tornerà ad incastrarsi
nuovamente in quella raccolta,
lasciata aperta al vento,
sapro’ bene custodirti.
La ringrazio tanto. Saluti, Placido
Una poesia bella, toccante, vera.
Confermo quanto ho detto: è una perdita sentita come ancora attuale. Cosa che la poesia ben sottolinea.
Saluti affettuosi.
Caro amico, sto imparando l’italiano e mi sembra che sia la lingua piú difficile che avevo mai visto, Dio mio! com’è diffcile. Sono arrivato fin qui perché avevo cominciato a leggere un romanzo storico (Idi di Marzo) e l’ho lasciato dopo di aver letto 5 pagine, la maggior parte dei verbi appartengono al passato remoto. Ne posso continuare a lamentarmi ma… non voglio dare fastidio. Volevo solo sfogarmi.
Ciao Sid,
Il tuo italiano è super! Sei davvero bravo, complimenti, scrivi meglio di tanti Italiani!
L’italiano è complesso, sì, ma le lingue dell’est Europa sono molto peggio! 😀
Continua così: diventerai bravissimo!
Questo articolo è molto interessante perché fornisce degli elementi un po’ culturali un po’ psicologici. Eppure mi piacerebbe un’espiegazione della differenza tra i due tempi che riguardasse la semantica tipo Reichenbach o Vendler.
Interessante, Alberto. Non so dare una risposta precisa. Sentiamo se qualcuno all’ascolto lo può fare.
Grazie. Non si finisce mai di imparare/conoscere. Questa osservazione mi è servita per poi capire meglio la lingua inglese.
La tua spiegazione è stata utile
Ciao Carlo, grazie mille! Sono davvero contento che questo mio articolo sulla differenza tra passato remoto e passato prossimo ti sia stato utile.
Su un testo che parla del giorno più bello delle vacanze estive è giusto utilizzare il passato prossimo o quello remoto…lo chiedo in quanto oggi mia figlia 5 elementare ha usato il passato remoto, in quanto riteneva ormai distante quel momento perché sono ormai finite le vacanze ed incominciata una nuova fase della vita, ma la maestra le ha corretto tutto. Grazie
Ciao Lorena,
Evidentemente, tua figlia considera le vancanze già lontane ed è proiettata con entusiasmo sul nuovo anno scolastico, che è l’oggi che sta vivendo. Corretto, per lei usare il passato remoto. L’insegnante, evidentemente, è rimasta con la testa alle ferie, che sente ancora vicine o ne ha nostalgia, e perciò preferisce il passato prossimo.
Scherzi (ma mica tanto) a parte, l’uso dei due modi è soggettivo: dipende da che vicinanza o lontananza ha lo scrivente con l’evento personale. Questo è però soggettivo, lo ripeto, quindi un’insegnante non dovrebbe correggerlo. Tanto più che si parla del giorno più bello delle vacanze: 100% soggettivo.