Parole straniere entrano nella lingua italiana: quindi?

parole straniereSpesso, nel parlare e nello scrivere quotidiano, usiamo termini che arrivano da altre lingue, l’inglese soprattutto. Alcune di queste parole straniere sono oramai entrate nel dizionario della lingua italiana, come computer, marketing, web. In altri casi, ci facciamo invece prendere la mano e usiamo termini ed espressioni che potrebbero essere tranquillamente sostituite con vocaboli o espressioni italiane.

Diciamoci la verità: talvolta adoperiamo una parola straniera – capita soprattutto con i termini inglesi – perché va tanto di moda, e fa fico dimostrare di conoscerla.  🙂  Oppure è solo una faccenda di pigrizia mentale: sfruttiamo l’opzione che è più a portata di mano. Questo però ci espone a un doppio rischio. Il primo, molto prosaico, è quello di far ridere chi ci ascolta. Per carità: limitiamoci a parlare come mangiamo, e scriviamo di conseguenza. Il gergo aziendalese o markettaro o modaiolo lasciamolo ai narcisisti!  😀

Il secondo rischio, che ha effetti ben più gravi del primo, è quello di non farci capire da chi ci legge o da chi ci ascolta. Volete una buona regola da seguire per comunicare in modo chiaro? Eccola: se non siete certi che il vostro interlocutore condivida con voi il vocabolario che state per usare, non usatelo! In effetti, la nostra chiarezza è un elemento fondamentale per l’altrui comprensione. Se parliamo una lingua che attinge a un gergo sconosciuto al nostro interlocutore, rischiamo seriamente che i nostri messaggi siano inefficaci.

A tal riguardo, sono da segnalare due ottime risorse online. La prima è l’elenco di parole pubblicato da Cruscate. Si tratta di un vero e proprio mini dizionario che elenca un gran numero di lemmi stranieri che, in realtà, hanno – o potrebbero avere – un corrispondente nella lingua italiana. La seconda risorsa è un gran bel post di Nuovo e Utile, che stila una lista di trecento parole ed espressioni inglesi che potremmo benissimo sostituire pescando nella nostra lingua.

Vi ricordo ad ogni modo che esiste la regola di cui parlavo a inizio post: tutto ciò che è oramai entrato nel dizionario italiano è… italiano a tutti gli effetti! Perciò, è vero che, per esempio, la parola inglese boss si può sostituire con quella italiana capo. Però, boss è oramai un vocabolo italiano, quindi possiamo usarlo tranquillamente, sia nel parlato che negli scritti. E se qualcuno vi fa osservazione in merito, potete spiegargli che l’esterofilia linguistica non va certamente bene, ma che nemmeno il nazionalismo linguistico duro e puro è apprezzabile!  😀

In questo senso, non dovremmo aver troppa paura dell’ingresso di parole straniere nel nostro dizionario. È una cosa che succede in continuazione, che lo vogliamo o no. Ed è una cosa salutare per l’italiano, perché dimostra che non è una lingua morta. Riflettiamo: una lingua non è in pericolo quando acquisisce qualche parola straniera. È invece in pericolo quando cambiano le sue strutture grammaticali. Per esempio, non dobbiamo preoccuparci se qualcuno dice “Se facesse così si comporterebbe da clown”, anche perché clown è una parola del dizionario italiano. Rabbrividiamo invece se qualcuno dice: “Quando che farebbe così si comporterebbe da clown”!  😀

Infine, visto che – tanto per cambiare – mi sono ritrovato a parlare di comprensione, chiarezza e compagnia bella, vi ricordo che esiste un Vocabolario di base della lingua italiana. Se imparassimo a usarlo più spesso, tanti dei nostri problemi di comunicazione sparirebbero.

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