Che cos’è il permission marketing? La definizione di questa particolare tipologia di marketing è la seguente: si tratta di una strategia – e delle relative tattiche e tecniche – di marketing che prevede il consenso da parte del potenziale cliente a ricevere delle comunicazioni promozionali su uno specifico prodotto, servizio o azienda.
In parole semplici, il permission marketing è l’insieme delle attività di promozione che presuppongono il consenso da parte di chi le riceve. Tale consenso è stato espresso in precedenza, in modo volontario ed esplicito.
L’espressione è stata coniata dall’imprenditore e marketer americano Seth Godin, che ha scritto al riguardo il libro Permission marketing. Trasformare gli estranei in amici e gli amici in clienti (lo puoi acquistare su Amazon.it).
Quali sono per le aziende i benefici del fare permission marketing?
Fare attività di permission marketing ha diversi benefici evidenti. In primo luogo, siccome è un marketing fondato sull’esplicito consenso da parte di chi ne è il destinatario, l’attenzione di quest’ultimo alle attività promozionali dell’azienda è maggiore. Ciò è facile da spiegare: chi dà un consenso volontario a ricevere informazioni commerciali è più attento verso di esse rispetto a chi riceve pubblicità non richiesta.
Di riflesso, anche le conversioni che genera il permission marketing sono più alte rispetto a quelle portate da altre forme di marketing più invasivo, come per esempio l’interruption marketing. Quest’ultimo, del resto, è il vero e proprio contrario del permission marketing.
Un altro beneficio del “marketing del permesso” è quello di permettere alle aziende di coltivare un rapporto personale con il singolo cliente, potenziale o già acquisito. In effetti, per sua natura, il permission marketing è utile a creare un dialogo di tipo one-to-one tra il brand e la sua clientela. Di più: il rapporto è di natura interattiva. Un po’ come capita nel direct marketing, tutte le attività promozionali sono calibrate sulle effettive esigenze che il potenziale cliente – o il cliente già acquisito – ha espresso. Perciò, è possibile un dialogo tra le parti, con il cliente che può interagire liberamente con il brand. Non c’è dunque una logica unidirezionale, come nelle azioni promozionali più invasive. Anzi, il permission marketing adotta strategie, tattiche e tecniche che permettono la comunicazione in senso bidirezionale.
Se vogliamo vederla da un altro punto di vista, il marketing del permesso rientra nelle logiche del pull marketing, dal momento che cerca di creare una relazione con il pubblico, tenendo conto delle esigenze che il pubblico stesso ha manifestato. E questa è una strategia che si colloca totalmente all’opposto rispetto alle logiche del push marketing, che prevedono invece delle attività di tipo broadcasting. D’altro canto, il push marketing non nasce mai con l’idea di essere aperto ai feedback della clientela.
Alcuni esempi di permission marketing
Chiarito che cos’è il permission marketing, vediamo qualche esempio di suo utilizzo. Per cominciare, la disciplina può trovare applicazione nelle pagine di opt-in, vale a dire nelle pagine web che invitano gli utenti online a lasciare i propri dati per iscriversi a una newsletter oppure a una mailing list, per poi entrare in una sequenza di lead nurturing. Questo è un uso classico.
Però non si può parlare però di sole azioni online. In effetti, il permission marketing si applica anche offline. Per esempio, un lead potrebbe richiedere l’invio di materiale promozionale in formato cartaceo – come una brochure – oppure l’invio a casa del prodotto stesso, per una sua prova gratuita. In questo senso, è bene ripeterlo, rientra nel permission marketing ogni tipo di comunicazione che è stata espressamente richieste dal potenziale cliente o dal cliente già acquisito.
Un’ultima osservazione, anch’essa importante. Avere il consenso a comunicare con un potenziale cliente o con un cliente già acquisito non significa poter fare ciò che si vuole. Per il fatto che il brand ha ricevuto il consenso a inviare messaggi promozionali, deve comunque darsi una misura. In effetti, esiste una linea sottile tra il permission marketing e lo spam. Ed è bene non arrivare a oltrepassarla.
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Questo post che spiega che cos’è il permission marketing è stato scritto da Alessandro Scuratti, content marketing specialist e business blogger.
Da oltre 20 anni mi occupo di comunicazione per le aziende, come business writer e come content marketer. Dal 2011, gestisco questo mio blog, che raccoglie migliaia di visite ogni giorno. Sono anche l’autore di Scrivere per il web 2.0.
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